IL MONACO
AGHIORITA COSMAS
(1952-2010)
di p.
Theophilo
Traduzione
a cura di © Tradizione Cristiana
Il Monaco Cosmas, nel mondo Papapetrou
Andreas, è nato a Gribovo il 10 marzo 1952. I suoi genitori Georgios e
Demetra erano uomini semplici con profonda fede in Dio. Il giovane
Cosmas si distingueva sin da piccolo per il suo amore per lo studio. Si
è diplomato con lode nel paese natale, alle elementari e alle medie.
Iscrittosi alla Facoltà di Lettere di Atene si è laureato con lode
proseguendo con gli studi post-laurea a Roma.
Fin da giovane era chiaro il suo ampio e
inquieto spirito, che non poteva essere soddisfatto da una vita
convenzionale e “solita”. Era in cerca dell’assoluto, della completezza
di vita e di libertà. Leggendo le Vite dei Santi e conoscendo monaci
virtuosi, ha desiderato ardentemente di seguire la loro vita, una vita
vicino a Dio, ascetica, senza distrazioni, in preghiera e astinenza.
Così, abbandonando la vanità del mondo,
prese la grande decisione e nel 1984[1],
all’età di 32 anni, si recò al Monte Athos, al Monastero della Megistis
Lavras, dove dopo un anno e mezzo, il 17 gennaio 1986 è diventato monaco
prendendo il nome Cosmas. La scelta del nome non fu casuale. Considerava
san Cosma d’Etolia (l’athonita) come suo Santo Patrono, il quale in
condizioni molto difficili durante la metà del XVIII secolo poté,
partendo dal Monte Athos, trasmettere la fiaccola della fede ortodossa e
dell’amore per Dio, alla maggior parte dei luoghi della Grecia, sotto
gli Ottomani. Grazie al lavoro missionario dell’athonita Neomartire
Cosma di Etolia, gran parte della popolazione è rimasta cristiana e
ortodossa.
Padre Cosmas rimase all’interno del
monastero della Megistis Lavras come monaco per un anno e mezzo.
Infiammato dal desiderio dell’esichia e dopo aver trascorso un altro
anno e mezzo di ascesi nel deserto del monte Athos, nel 1989 si stabilì
nella Kalìvi di San Basilio e di San Teofilo il Mirovlita nella regione
desertica di Kapsala[2],
presso i limiti del Monastero del Pantocrator in rigorosa ascesi e
sofferenze. Aveva un legame particolare con il noto monaco athonita,
l’anziano Paisios. Quando padre Cosmas aveva incontrato p. Paisios,
allora lui, senza conoscerlo, lo guardò e disse: “Che bel posto che è la
Calabria, padre Cosmas!”. Padre Cosmas rimase sorpreso; da allora
cominciò con maggior zelo ad interessarsi e a studiare. Frutto dei suoi
studi fu la pubblicazione dell’originale testo greco con la traduzione
della vita di San Luca il Grammatico nel 1992[3]
e il testo originale della vita di S. Elia il Giovane (il Siciliano),
con un’introduzione, la traduzione in greco moderno e la traduzione in
italiano a fianco di Stefano dell’Isola, nel 1993[4].
Attraverso le iniziative di p. Cosmas è
stata celebrata il 2 febbraio del 1993 la Divina Liturgia nella piccola
antica chiesa di San Giovanni Crisostomo a Gerace di Calabria, rimasta
chiusa da secoli. Alla sua presenza, il filologo calabrese Domenico
Minuto lesse in italiano un discorso di p. Cosmas che cominciava così:
“Siamo venuti qui dalla terraferma opposta, seguendo le stesse strade
che hanno percorso le icone della Theotokos, una delle quali, l’Odighìtria
(la Madonna dell’Itria) di Gerace, è arrivata qui alla riva. Gli
stessi percorsi hanno fatto i Santi di Calabria, che andavano dove li
guidava lo Spirito di Dio. Del resto, questo mare ci unisce, piuttosto
che dividerci”[5].
Questo stesso Spirito di Dio ha portato p.
Cosmas, dopo un breve soggiorno nel deserto del Monte Athos, ad andare
l’anno successivo, nell’autunno del 1994, in Calabria dove rimase per
undici anni consecutivi fino alla fine del 2005. Con la benedizione del
suo padre spirituale si stabilì tra le rovine del monastero di San
Giovanni il Mietitore (Theristìs) a Bivongi[6].
Con molte fatiche ha restaurato il tempio abbandonato, vivendo in
condizioni molto difficili. In un testo relativo al quel periodo
riferisce quanto segue: “Quando sono venuto a vivere tra le rovine del
Monastero sono rimasto incantato dalla solitudine … desideravo che
ritornassero a sentirsi i nostri canti, la lingua greca…”[7].
Ha scritto confessandosi: “Ricordo con nostalgia i primi anni nel
monastero, quando la chiesa era ancora scoperta del tetto, dove le
colombe avevano il nido. Senza acqua, senza elettricità. Ma la grazia
del Santo era evidente… Ho preferito il ruolo del sagrestano che del
missionario. Qui hanno vissuto molti santi…”[8].
Sul ritorno dell’Ortodossia in Italia, p.
Cosmas dice lapidariamente: “Sono tre i fattori che hanno permesso e
stimolato il ritorno dell’Ortodossia. Il primo è stato il forte
desiderio di alcuni illuminati, che hanno sviluppato rapporti con la
Grecia e in particolare con la Santa Montagna. Il secondo è l’Europa
Unita, che permette il movimento facile e trasparente tra i cittadini
degli stati membri… Il terzo fattore è la desacralizzazione del mondo
Occidentale, che cerca disperatamente il sacro… La nostra presenza in un
luogo che in passato era nutrito di testi filocalici è benaccetta e
suscita varie discussioni, buone curiosità e interessanti ricerche”[9].
Riguardo all’opera di p. Cosmas in Italia
ci sono sicuramente molte persone con ricca esperienza personale che
avrebbero molto da dire dell’umile monaco, di colui che prestava
servizio ai santi, che serviva tutti indistintamente con disinteresse e
colmo di amore.
Pochi mesi dopo il suo allontanamento
ingiusto e doloroso dall’Italia, p. Cosmas è tornato a Kapsala
nell’estate del 2006 e, in particolare, alla Kalìvi dell’Isòdia della
Theotokos. In questa storica dipendenza monastica del Monastero del
Pantocrator hanno vissuto nel passato dei grandi personaggi come San
Nicodemo l’Aghiorita, San Macario di Corinto e San Nifon di Chios. In
questa umile Kalìvi, della quale è stato l’Anziano[10],
è spirato il 12 dicembre 2010 (N.C.).
Fino alla fine, il suo desiderio e l’amore
per i suoi fratelli in Italia bruciava il suo cuore. Di recente Sua
Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, gli aveva
affidato ancora una volta il caso di San Giovanni il Mietitore, che per p. Cosmas era
l’opera della sua vita. Questa fu una rivincita morale per lui, anche se
non visse abbastanza per vedere la completa restaurazione[11].
In uno dei suoi ultimi testi scritti,
confessa coraggiosamente ed anche profeticamente: “Tutte le bellezze di
questo mondo mi han lasciato un residuo d’amarezza di languore… Oltre
una festa, oltre il piacere estetico, oltre un piacere superiore
carnale, il nostro Dio è sempre in nostra attesa nell’aldilà quando
stanchi del sentimento inappagato proviamo la solitudine gelida… C’è
sempre una finestra oscura ma vera, che ci mostra se vogliamo vedere le
cose diversamente. Non aver paura delle finestre e non cancellare dalla
memoria una morte improvvisa di un tuo concittadino, perché perderai un
prezioso campo visivo. Le sfortune sono vicine, pronte a creare una
spaccatura nel cemento della fiducia che abbiamo in noi stessi. È
attraverso queste “orribili” spaccature che giunge Dio, il quale ama e
rispetta la nostra solitudine. Niente è più forte della disperazione”[12].
E in un altro testo dice ancora: “Rifletto sull’opera di Cirillo e
Metodio, che esteriormente è fallita, ma ha avuto degli effetti
duraturi. Rifletto sulle umiliazioni e le persecuzioni che hanno
subito”.
Infatti, nostro concittadino e nostro
fratello del monastero p. Cosmas non dovrebbe essere cancellato dalla
nostra memoria. La sua morte improvvisa ci apre un prezioso campo
visivo. La sua opera, crediamo, avrà degli effetti duraturi. Accese la
candela del monachesimo athonita e della nostra tradizione ortodossa
dopo molti secoli in Italia e ora, libero nel cielo, privo da ogni
dolore, tristezza e sospiro, continua la sua missione: pregare per i
fratelli che ha tanto amato.
Eterna sia la memoria del servo di Dio,
Cosmas monaco!
Le sue preghiere siano con noi!
Testo
originale greco sul sito:
http://makj.jimdo.com/
[1]
Il 6 giugno 1984. V. Certificato di M. Lavras n. 436/7-8-1987.
[2]
Con la Lettera n. 272/1991 del Sacro Monastero del Pantocrator è
stato annunciato alla Sacra Comunità la sua assunzione, come
monaco. In una sua lettera al Monastero del Pantocrator del 15
luglio 1991, p. Cosmas afferma che egli risiede “da due anni nel
semi-diroccato Kellìon di San Teofilo il Mirovlita, di Kapsala”.
[3]
Prima edizione per le edizioni St. Kemetsetzidis nel 1992.
Edizione riveduta pubblicata dalle edizioni Mygdonia, 1998
(prima edizione) e 2002 (seconda edizione).
[4]
Presso le edizioni Akritas, in Biblioteca Agiologica (Αγιολογική
Βιβλιοθήκη), n. 5, in
collaborazione con la casa editrice Giuseppe Pontari.
[5]
Cfr. “Athos e Gerace” («Άθως
και
Ιέραξ»),
in Òssios Gregorios 18 (1993), p. 60. Riferimento
all’articolo di p. Antonios Pinakoulas, “Cosmas monaco. L’ultimo
viaggiatore morto”, in Sinaxi 117, gennaio-marzo 2011, p.
102.
[6]
Il 20 febbraio 1995 il Consiglio Comunale di Bivongi ha ceduto
unanimemente la Basilica bizantina di San Giovanni il Mietitore
al monaco athonita Cosmas: «Art. 1: Il Complesso della Basilica
Bizantina di San Giovanni Theristìs viene concesso in uso al
fine di consentire al Monaco Kosmas AGHIORITA (al secolo Andreas
PAPAPETROU, nato a Ioannina il 10 Marzo 1952, cittadino greco)
ed agli altri monaci la pratica della vita ascetica scandita
dalle officiature ed attività previste dalla Tradizione
aghiorita».
[7]
V. “Pensieri e Meditazione nella Magna Grecia” («Λογισμοί
και
Διαλογισμοί
στην
Μεγάλη
Ελλάδα»),
Nea Estia 1829, gennaio 2010, par. 5 e 6.
[8]
V. sopra, Nea Estia 1834, giugno 2010, par. 54 e 53. Inoltre,
nella Prefazione della Vita e dell’Ufficio di San Giovanni il
Mietitore, nel novembre del 1995 (v. Nicodemo Nicterinos,
Vita e Ufficio di San Giovanni il Mietitore, ed. Sacro
Monastero di San Giovanni il Mietitore, Atene 2003, p. 13), p. Cosmas scrive in un testo intitolato “In mezzo alle rovine”:
“siamo tornati a casa nostra [nota: cioè, siamo giunti nella
nostra terra] e ci hanno accolto amorevolmente i santi del
luogo, le macerie e i sospiri sotterranei dei nostri antenati
imbavagliati”.
[9]
Cosmas Monaco, “La presenza ortodossa in Magna Grecia”, Sacro
Monastero di San Giovanni il Mietitore, 2003, p. 6.
[10]
Anziano: colui che presiede la Kalìvi.
[11]
Padre Cosmas scrive da Bivongi, in una lettera indirizzata al
Patriarca ecumenico con data 9 novembre 2010, un mese prima
della sua morte: “Il passaggio comodo e senza ostacoli
attraverso il Monastero alle nostre terre, è per me una grande
consolazione… Noi preghiamo e aspettiamo la soluzione del
problema secondo la legge statale e quella ecclesiastica. Ci
auguriamo che il Suo intervento sia decisivo”. Nelle ultime note
trovate nel suo ufficio, dopo la sua morte, esprime il suo
disagio per l’andamento giudiziario del caso ecclesiastico: “Il
problema del Sacro Monastero del Mietitore rimane aperto. I
monaci rumeni che sono entrati nel monastero irregolarmente
secondo i canoni ecclesiastici, nel luglio del 2008, si rifiutano
di lasciarlo anche se il Metropolita d’Italia e il Patriarcato
Ecumenico hanno richiesto loro di partire. Purtroppo il caso
sarà giudicato in primavera presso la Corte Suprema in Italia
dopo il ricorso della Sacra Metropoli. Dico purtroppo, perché
un’ecclesiastica ques[tione]…”. Queste furono le sue ultime
parole.
[12]
C. Monaco, “Lettera dal Monte Athos”, in O Papoulakos,
43, luglio-settembre 2010, pp. 1-2.
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