Otranto. San Nicola di Casole, un monastero dimenticato tra Oriente ed Occidente
di Ubaldo Villani-Lubelli
All’indomani della lotta iconoclasta perpetrata dall’Imperatore
bizantino Leone III l’Isaurico (714-741) molti religiosi furono
costretti ad abbandonare le proprie terre d’origine in direzione di
Roma. Il Meridione d’Italia, zona di confine tra Occidente ed Oriente,
divenne terra di rifugio e zona di diffusione della devozione e
dell’ordine monastico di San Basilio. Anche dopo la conquista normanna
negli anni sessanta dell’XI secolo che avrebbe dovuto avvicinare la
comunità locale al cristianesimo latino, la città di Otranto mantenne
una notevole presenza di monaci basiliani: sotto gli arcivescovi latini
fiorì un clero greco e l’amministrazione civile continuava ad essere
gestita da funzionari, notai e giudici di educazione bizantina. I
conquistatori, seppur validi cavalieri, non erano spesso alfabetizzati e
non avevano lo spessore culturale per poter gestire e riorganizzare
strutture amministrative complesse, così si affidarono all’antica
“classe dirigente” costituita da avidi lettori, copisti, commentatori,
poeti ed autori di trattati teologici che tramandarono la cultura greca
per alcune generazioni.
Mentre dunque in Calabria ed in Sicilia, durante il XIII secolo, le
comunità greche si ridussero fortemente, nel Salento, ed in particolare
ad Otranto, i continui e vivi contatti a tutti i livelli fecero sì che
la civiltà greca continuasse a fiorire.
Dall’XI al XIV secolo, infatti, la città di Otranto divenne un
importante centro di riferimento, svolgendo funzioni non solo
politico-amministrative, economiche e portuali, ma anche religiose e
culturali. In questo senso sopravvissero e continuarono a operare alcuni
monasteri basiliani ed uno in particolare fu particolarmente significativo: lo scriptorium di San Nicola di Casole. […]
Lo storia e la fama dello Scriptorium è tuttavia legata al più famoso dei suoi abati, ovvero Nicola di Otranto,
morto come Nettario igumeno di San Nicola di Casole, grazie al quale il
monastero visse una straordinaria ed irripetuta stagione intellettuale.
[…]
Intorno alla persona di Nicola si formò un vero e proprio circolo
intellettuale fatto di discepoli, amici e letterati. Insieme a Giorgio Bardane,
metropolita di Corfù di origine ateniese, Nicola diede vita ad un vero e
proprio scambio intellettuale (al quale partecipò anche l’arcivescovo
di Otranto Tancredi) tra l’Italia e la Grecia. Si scrivevano lettere,
informazioni politiche, si inviavano regali (manoscritti) da una sponda
all’altra del Mediterraneo e gli argomenti di questo carteggio erano le
opere greche come l’Odissea di Omero, i Sofistici elenchi di Aristotele e le Commedie di Aristofane, regolarmente annotate con dotti commenti ed epigrammi.
La corrispondenza è testimonianza non solo della vivacità della
comunità otrantina del tempo, ma soprattutto dimostra come i rapporti
politici, diplomatici ed intellettuali continuarono anche in una fase
storica con condizioni politiche radicalmente mutate rispetto al periodo
bizantino. Del resto non fu solo Nicola a recarsi più volte a
Costantinopoli e Nicea, ma anche il metropolita di Corfù si recò ad
Otranto in veste di legato del despota d’Epiro presso Federico II – e
gli scambi intellettuali, politici e commerciali riguardarono non solo
le persone altolocate, ma gran parte della popolazione.
[…]
Tra XI e XV secolo il Monastero di San Nicola di Casole fu dunque un
luogo d’incontro della cultura greca e della latina le quali qui
convivevano pacificamente. Era tra l’altro un’epoca, quella successiva
allo scisma del 1054, nella quale le “relazioni internazionali” fra Est
ed Ovest erano molto tese. In questo scenario Casole riuscì a
ritagliarsi un ruolo autonomo di ponte tra i due mondi in conflitto ed
aveva, grazie soprattutto all’opera di Nettario, la funzione
d’intermediazione tra le due Chiese.
Ma Casole non fu solo un ponte immaginario tra Occidente ed Oriente. Manifestazione
simbolica e concreta oltrechè frutto della comunità casolana e
dell’intenso lavoro di comunicazione interreligiosa è il mosaico
pavimentale della Cattedrale di Otranto, vero e proprio inno ad una
pacifica convivenza interculturale che fu commissionato dall’arcivescovo
Gionata al prete Pantaleone.
[…]
La storia del Monastero è indissolubilmente legata alla presa di
Otranto da parte dei turchi. Dopo la spettacolare conquista di
Costantinopoli nel 1453, che segnò la fine dell’Impero Bizantino, le
aspirazioni, più o meno dichiarate, erano quelle di puntare su Roma. […]
Alla ferocia turca non sfuggi lo Scriptorium di Casole, di
cui evidentemente i turchi non compresero l’importanza
politico-religiosa o forse lo saccheggiarono e bruciarono proprio perché
ne compresero la sua straordinaria funzione.
Dopo quest’evento Casole ed Otranto non furono più come prima,
nonostante Otranto, tredici mesi dopo, fu liberata dagli aragonesi.
[…]
Nei secoli successivi non c’è stato bisogno di alcuna invasione
straniera che portasse a termine l’opera di distruzione dei turchi. Oggi
questo monastero medievale, o meglio quel poco che ne resta – solo un
angolo dell’abside – giace praticamente abbandonato e quasi
inavvicinabile a sud di Otranto senza alcuna segnalazione e su un
terreno privato.
Nonostante i resti dell’edificio rappresentino una testimonianza di
un antico patrimonio culturale della Terra d’Otranto, oggi versano
abbandonati.
Il degrado, la noncuranza e l’ignoranza hanno reso l’antico Scriptorium di Casole un semplice cumulo di pietre, ma è lì in attesa che qualcuno si ricordi di quel famoso college medievale.
Pubblicato su Medioevo. Un passato da riscoprire, Dicembre 2010
Nessun commento:
Posta un commento