Agli Uniati e ai filo-unionisti che serpeggiano nella Chiesa ortodossa, dedichiamo la vita del nostro santo padre e martire Atanasio di Brest, ricordando
loro la profezia del santo: « L'uniatismo si estinguerà, l'Ortodossia prospererà».
S. ATANASIO DI BREST (1)
di Vladimir Keidan
Visse in un difficile momento nella storia della Chiesa
ortodossa dello Stato polacco. Le notizie circa la vita provengono dai
suoi diari personali, pubblicati postumi
con il titolo di Diarius, mentre la storia della sua morte è
descritta in un libro scritto dai suoi discepoli, i religiosi del
monastero di Brest, oltre che una breve , redatta in
lingua polacca, del 1666. E evidente in queste opere il segno
lasciato dalla tragica lotta che si svolse tra ortodossi e cattolici in
Polonia nel periodo successivo alla proclamazione
dell’Unione di Brest, nel 1596. […]
Nel 1596, nel corso del concilio convocato nella città
di Brest, fu proclamata l’unione della Chiesa rutena (cioè della
metropolia di Kiev, allora inclusa nei
territorio della Rzeczpospolita, res publica, denominazione ufficiale dello Stato polacco) con la Chiesa cattolica romana. […] Nella realtà storica l’Unione fu preparata e messa
in atto da uomini accecati dalla brama di potere, dalla xenofobia e da altre passioni.
L’Unione fu dichiarata effettiva, sebbene non fossero state prese in
considerazione le obiezioni
sollevare dai rappresentanti ortodossi e fosse rimasta senza
risposta la loro richiesta di prorogare l’attività consultiva del
concilio. I rappresentanti di fede ortodossa che non
accettarono quest’unione imposta, insieme ai loro sostenitori furono scomunicati con una lettera enciclica della fazione unionista.
Un sinodo dei vescovi ortodossi che rigettavano l’Unione
rispose alla scomunica con la condanna del metropolita e dei vescovi che
l’avevano approvata e con i due
decreti seguenti: 1) «Ci impegniamo sulla nostra fede, coscienza e
onore, per noi e per i nostri posteri, a non prestare ubbidienza al
metropolita e ai vescovi condannati con sentenza del sinodo,
a non sottometterci a loro, a non lasciare loro alcuna autorità su
di noi; inoltre ci impegniamo a contrastare, per quanto possibile, le
loro decisioni, azioni e disposizioni, a restare saldi
nella nostra santa fede e fedeli ai veri pastori della nostra santa
Chiesa, soprattutto ai nostri patriarchi, senza abbandonare il vecchio
calendario, preservando scrupolosamente la pace comune
protetta dalle leggi opponendoci a ogni persecuzione, violenza e
innovazione, con cui possano evitare di ostacolare l’integrità e la
libertà della nostra liturgia secondo l’antico rito. Questo
solennemente proclamiamo innanzitutto davanti al Signore Dio, quindi
dinanzi a tutto il mondo e in particolare, a tutti i sudditi della
corona del Grande Principato di Lituania e dei territori
appartenenti alla Corona»; 2) «Noi, senatori, dignitari, funzionari e
cavalieri, insieme ai membri del clero di fede greca, figli della
Chiesa orientale, riuniti qui a Brest in concilio, siamo
venuti senza alcun dubbio a conoscenza dagli alti dignitari inviati
al concilio per grazia di sua Maestà che essi con i metropoliti e
alcuni vescovi, apostati della Chiesa greca,
hanno stabilito e promulgato a nostra insaputa, contro la nostra
libertà e contro ogni giustizia, un’unione la tra le Chiese di Oriente e
di Occidente. Protestiamo contro costoro e
contro le loro scorrette azioni e facciamo voto non solo di non
sottometterci, ma, con l’aiuto di Dio, di opporci loro con tutte le
forze, e rafforzeremo e sosterremo il nostro decreto emesso
contro loro con ogni mezzo possibile e, in particolare, con le
nostre richieste presso Sua maestà».
Anche l’attività di Atanasio si basò su questi due decreti. Atanasio nacque con ogni probabilità alla fine del XVI secolo a Brest, dove
erano particolarmente sentiti dagli ortodossi i soprusi subiti da parte greco-uniate. Non sappiamo quali fossero le sue origini ed ecco come si presenta nel suo diario: «Io,
l’indegno Atanasio Filippovič, per misericordia di Dio e per
intercessione della purissima Madre di Dio sono stato confermato, come
si conviene, nella fede ortodossa e nella vera Chiesa d’oriente
sin dall’infanzia e da quando spuntò in me il giudizio».
Probabilmente ricevette una prima istruzione nelle scienze
russo-ecclesiastiche in una delle scuole appartenenti alla confraternita
ortodossa della sua città natale, Brest e sembra che godesse inoltre
di una formazione teologica superiore, poiché possedeva un’ottima
padronanza del polacco, del latino e del greco, conosceva
gli scritti dei santi padri, le vite dei santi e anche le opere di
storici e oratori occidentali. […]
Nel 1627 fece la professione monastica nel monastero
dello Spirito Santo a Vil’no. Di qui fu inviato per obbedienza presso il
monastero Kuteinskij della Teofania,
nei pressi della città di Orša (nella regione di Mogilëv), indi al
monastero Mežigorskij Spaso-Preobraženskij, nei pressi di Kiev, dove
«per qualche tempo apprese la volontà di Dio e la vita
secondo la Legge». Quando Atanasio fu richiamato a Vil’no, l’igumeno
del monastero Mežigorskij, nel congedarsi da lui, gli disse: «Fratello
Atanasio, serba nel profondo del tuo cuore almeno tre
cose: obbedisci ai tuoi superiori, sii geloso della legge della
Chiesa e guardati dal parlare con le donne. Se, con l’aiuto di Dio,
farai tesoro di queste cose, sarai salvo e di utilità nel
servizio alla Chiesa di Cristo. Và in pace». Durante il viaggio -
verso Vil’no il santo incontrò un uomo molto malato e lo portò sulle
spalle per un lungo tratto. Quell’uomo donò ad Atanasio
molti insegnamenti spirituali, «inculcò nel suo cuore il dolcissimo
nome di Gesù e gli insegnò come serbarlo: mantenendo nei rapporti con la
gente una saggia sobrietà; osservando l’obbedienza, la
purezza e una vita povera; ricordandosi sempre dei due tipi di
morte, quella del corpo e quella dello spirito; affidandosi sempre e in
ogni cosa alla volontà Dio purificandosi con la
confessione e il completo pentimento se per debolezza si commette
qualcosa contro la volontà di Dio».
A Vil’no, Atanasio divenne ieromonaco e quindi nominato
vice-archimandrita nel monastero Dubojskij, nei pressi di Pinsk (nel
governatorato di Minsk). Nel 1636, per
disposizione del cancelliere Stanislav Radzivili, il monastero fu
consegnato ai gesuiti e l’anima devota di Atanasio ne fu profondamente
colpita. Trascorse in preghiera diverse notti, durante le
quali ebbe visioni delle pene che attendevano dopo la morte quanti
si erano macchiati di soprusi. Dopo aver deciso di correre alla
protezione della SS. Madre di Dio, scrisse una lettera di
rimostranza per i soprusi subiti e, raccolte le firme di molti
uomini importanti, la pose dinanzi all’antica icona della Madre di Dio
detta Kupjàtickaja (una croce in bronzo,
probabilmente del XII secolo, recante sul braccio sinistro
l’immagine in rilievo della Madre di Dio con il Bambino. Sarebbe apparsa
miracolosamente nel 1182 nel villaggio di Kupjati, nei pressi
di Minsk e rimase nel monastero del villaggio fino al XVII secolo,
quando fu trasferita dagli ortodossi nella chiesa di Santa Sofia a Kiev)
pregandola di intervenire in favore degli
ortodossi.
Dopo il suo trasferimento al monastero Kupjatickij, nella
diocesi di Minsk, Atanasio ricevette l’incarico di raccogliere offerte
per restaurare la chiesa del
monastero e a questa opera si dedicò con zelo eccezionale Dopo una
riunione tenutasi nel refettorio del monastero, Atanasio narra nel suo
diario: «Fui all’improvviso colto da grande timore e me
ne stavo seduto al tavolo come impietrito; ritiratomi nella mia
cella, chiusi la porta, mi posi dinanzi all’icona dell’Onnipotente e
pregai per il mio incarico. Dopo qualche istante fui preso da
un tale terrore che feci per fuggire dalla mia cella, ma, trattenuto
da una forza invisibile, mi fermai e piansi a lungo, finché d’un tratto
sentii una voce dolce: “Lo zar di Mosca mi costruirà
una chiesa, và da lui”. Allora fui pervaso da un gran calore e mi
rimisi a piangere a dirotto, pensando a cosa sarebbe accaduto».
Nel nov. 1637, all’approssimarsi del momento della
partenza per la raccolta delle elemosine, il santo raccontò la sua
visione all’igumeno e questi gli disse: «Caro
fratello, và dove ti conducono l’Onnipotente e la sua purissima
Madre. Io e i fratelli pregheremo perché tu torni da noi sano e salvo;
ma per quanto riguarda quello che mi dici, io non so davvero
come potrà realizzarsi, dal momento che ti manca il lasciapassare
che viene concesso dal re, nostro signore». Dopo essersi congedato dai
confratelli, Atanasio entrò nell’atrio della chiesa e si
mise a pregare in ginocchio. Rivolto lo sguardo all’immagine
miracolosa della Vergine, sentì un rumore venire dalla chiesa.
Terrorizzato gridò: «O Purissima Madre di Dio, stammi vicino». E in
quel momento dall’icona udì una voce dire: «Va’ e io sarò con te! ».
Quando Atanasio e il suo compagno di viaggio giunsero
nella città di Sluck, l’archimandrita locale, Sicik, prese loro le
lettere e le tenne per qualche giorno in
attesa, risentito con l’igumeno del monastero Kupjatickij per non
essere stato avvisato dell’invio di questuanti in Bielorussia; in un
secondo tempo, spaventato da una visione avuta in sogno,
restituì le lettere ai due monaci e disse: «Faccio questo per la
Vergine tuttapura e non per il vostro igumeno; andate dove volete». Nel
monastero Kuteinskij, dove i due viaggiatori giunsero
subito dopo, furono avvisati che senza il lasciapassare del re non
avrebbero potuto attraversare i posti di guardia al confine. Ricevute
dal priore delle lettere di presentazione, il santo e il
suo compagno visitarono le città di Kopys, Sklov, Mogilev, Golovcin,
ma in nessuna di queste ricevettero elemosine poiché erano stati
preceduti da altri questuanti. Quando, rattristati, tornarono
al monastero Kuteinskij, il priore, nel confortarli, suggerì loro di
provare a raggiungere Brjansk. passando per Trubeck, e di lì la
capitale della Moscovia. Tuttavia, nonostante le lettere di
presentazione indirizzate a personalità religiose del luogo, non
riuscirono ad attraversare le frontiere neanche in quell’occasione.
Durante il viaggio Atanasio si rivolgeva continuamente nella
preghiera alla Madre di Dio e riceveva da lei segni di
incoraggiamento.
Così, accompagnati da segni miracolosi, Atanasio e il suo
compagno giunsero finalmente in terra russa, ma neanche qui le
difficoltà ebbero fine. Nella città di Sevsk furono
arrestati dalla guardia russa, quando si accorse che erano privi di
lasciapassare. Allora A. mostrò l’immagine dell’icona miracolosa,
dicendo di eseguire la volontà della Madre di Dio, e fu
lasciato andare. Lungo la strada ebbe nuovamente una visione e una
voce gli disse: «Atanasio, va’ dallo zar Michele (Feodorovič Romanov
[1613-1645)], capostipite della dinastia Romanov) e digli:
“Sconfiggi i nostri nemici, perché è giunta l’ora”. Fa’
dipingere sulle insegne di guerra l’immagine della Purissima Vergine
Kupjatickaja perché vi aiuti nelle battaglie e difendi con
coraggio chiunque si dichiari ortodosso». Trascorsa una notte,
durante il viaggio, nell’izba di un contadino, Atanasio ne guarì il
figlio per intercessione della Madre di Dio. Dopo aver
superato molte prove e tentazioni lungo il viaggio, alla fine i due
monaci giunsero a Mosca, dove Atanasio, rivoltosi allo zar con una
lettera, ricevette inaspettatamente da lui ricchi doni e fu
rimandato in pace al suo monastero. Nella lettera, Atanasio aveva
descritto il contenuto delle sue visioni miracolose e delle misteriose
parole.
Nel 1640 i monaci del monastero di San Simeone, nella
città di Brest, invitarono Atanasio a divenire loro igumeno. Durante la
sua permanenza a Brest, Atanasio si
dedicò allo studio di antichi documenti regi e vescovili in cui si
garantivano agli ortodossi diversi diritti e venivano confermati i
privilegi loro concessi dalla corona polacca. Nello stesso
tempo dichiarò apertamente l’opposizione della Chiesa orientale ai
decreti dell’Unione di Brest. Recatosi all’assemblea governativa di
Varsavia, ricevette dal re Vladislao IV dei diplomi
confermanti i privilegi del possesso e i privilegi ecclesiastici
degli ortodossi di Brest. Tuttavia per le leggi polacche la firma del re
non era sufficiente. Erano necessarie inoltre la firma
del cancelliere e del suo vicario. Ma questi si rifiutarono
categoricamente di apporre la firma, richiamandosi a una disposizione
del papa di Roma, che proibiva l’aumento del numero degli
aderenti all’ortodossia e gli proposero di accettare l’Unione.
Rivoltosi per consiglio e aiuto agli ortodossi, anche qui
non trovò sostegno. Ciò nonostante egli ascoltava e raccoglieva le
continue e dolorose notizie circa i
soprusi subiti dagli ortodossi in tutto lo Stato polacco. Atanasio,
continuamente assorto in preghiera a favore dei perseguitati, un giorno
sentì di nuovo una voce provenire dall’immagine della
Madre di Dio: «Presenta le tue rimostranze alla Dieta, con l’aiuto della mia icona Kupjatickaja ritratta sulla croce, dinanzi al re e al governo,
minacciando loro la giusta ira e il terribile giudizio di Dio, che si compirà realmente se non metteranno la testa a posto. Prima di tutto condannino la maledetta Unione - questa è la
cosa più urgente - e allora potranno ancora salvarsi».
Recatosi nel 1643 alla Dieta generale a Varsavia, prese con sé sei immagini della Madre di Dio Kupjatickaja
con sopra scritte le parole prima ricordate e
le distribuì ai più importanti membri della Dieta. Quindi, alla
presenza di tutti, si rivolse al re con un discorso, in cui chiedeva
protezione dai soprusi perpetrati dai cattolici a danno degli
ortodossi e condannava duramente i membri della Compagnia di Gesù
per la loro predicazione tra i giovani ortodossi e la gente semplice,
ignari delle sottigliezze teologiche. Concludendo minacciò
l’ira e il tremendo giudizio divino se l’Unione non fosse stata
revocata. Questi discorsi minacciosi provocarono il malcontento non solo
nelle alte sfere, ma anche tra i membri ortodossi della
Dieta. Per loro delibera e con il consenso delle gerarchie del clero
ortodosso, Atanasio fu dichiarato pazzo e posto agli arresti.
Nel suo diario annotava: «Mi hanno oltraggiato, deriso e
sputato addosso per il fatto - Dio li perdoni! - di non aver prima
parlato con loro e di aver presentato la
supplica (ma dovevo davvero avvertirli di questi misteri divini?),
come se avessi fatto ciò per mio volere e non per volontà di Dio. Ahimè.
Di che cosa sono ora capaci i sapienti
sull’esempio dei latini! Non si preoccupano affatto della fede e non
obbediscono alla volontà di Dio, ma confidano solo in se stessi e nella
propria ragione, fanno la loro volontà e vessano
i propri fratelli».
Atanasio imitando i «folli per Cristo», si finse pazzo, uscì dalla prigione nudo, indossando solo il klobuk
(copricapo monastico) e lo scapolare per
indicare il suo stato monacale, si ricoprì di fango e, battendosi
con il bordone, si mise a correre per le strade di Varsavia, gridando:
«Guai agli scomunicati e agli infedeli!. Atanasio avrebbe
voluto entrare nelle chiese cattoliche in questa guisa, urlando le
stesse parole, ma fu preso dai dei vescovi riunitisi nella Dieta e
spinto in uno stagno profondo oltre le ginocchia, dove
lo trattennero fino all’arrivo di un carro da una locanda Tutto ciò
accadeva in marzo e il santo pativa il freddo. Fu perciò condotto
semiassiderato alla residenza vescovile e gettato
in prigione. Quindi si svolse un rapido processo da parte dei
vescovi, in cui si stabilì di privarlo del rango di igumeno e di
presbitero. Fu poi rinviato a giudizio presso il
metropolita di Kiev Pietro Mogila. In quella sede fu assolto e la
sentenza dei vescovi di Varsavia fu revocata. A Kiev Atanasio celebrò
più volte la liturgia nella cattedrale della
Dormizione della Laura delle Grotte di Kiev.
Dietro richiesta della confraternita ortodossa di Brest,
Pietro Mogila inviò di nuovo Atanasio per il servizio della Chiesa a
Brest, con una lettera accompagnatoria
in cui si diceva che era inviato a ricoprire la carica igumeno
«dopo un adeguato ravvedimento per il gesto che aveva causato dolore e
problemi a tutta la Chiesa russa». Vi veniva
quindi detto che nel futuro l’igumeno Atanasio sarebbe stato più
cauto nell’intervenire nelle faccende della Chiesa, soprattutto dinanzi
al re e alla Dieta. Tuttavia la situazione nella città di
Brest non gli permise di occuparsi di pratiche spirituali e di
ascesi: il clero ortodosso e i laici erano vittima come prima di discriminazioni e di palesi affronti da parte degli uniati
e dei cattolici. A tutte le richieste di protezione da
parte degli abitanti ortodossi di Brest, le più alte cariche pubbliche
cittadine rispondevano: «Fatevi uniati e vivrete in pace.
Noi non ci intromettiamo nei dissidi tra le Chiese». Durante
l’abituale preghiera dinanzi all’icona della Madre di Dio Kupjatickaja, Atanasio senti di nuovo una voce venire dall’icona:
«Chiedi ancora una volta, con l’aiuto della mia immagine, al re e alla Dieta il completo annullamento dell’Unione».
Vincendo il suo turbamento interiore, si accinse a un
nuovo intervento, ma non poté portare a compimento i suoi propositi: nel
novembre 1664 Atanasio fu arrestato,
condotto a Varsavia e gettato in prigione. Qui elevò incessanti
preghiere perché fosse alleviata la sorte della popolazione ortodossa
della Polonia e scrisse un memoriale che fu consegnato al re
Vladislao il 29 giugno 1645. In quel memoriale, richiamandosi al
diritto canonico della Chiesa orientale, dimostrava l’illegittimità
dell’Unione, per mezzo della quale si distruggeva la Chiesa
ortodossa, si violava la libertà di coscienza dei credenti e si
perpetrava addirittura un massacro. Alla fine implorava di nuovo il re
di abrogare l’Unione, introdotta con un suo editto. Ma ci
vollero altri due appelli al re perché il 19 ottobre 1645 fosse
liberato per decreto reale e messo a disposizione del metropolita Pietro
Mogila. Giunto dal metropolita, Atanasio presentò un
dettagliato resoconto delle sue missive al re. Questa volta fu
alloggiato nella Laura delle Grotte di Kiev, sotto la sorveglianza del
superiore. Tuttavia il 1° gennaio 1647 morì Pietro Mogila e
Atanasio riavuta la libertà, si diresse nuovamente a Brest.
Nella primavera del 1648, in Ucraina scoppiò la rivolta
dei cosacchi, guidati da Bogdan Chmel’nickij, che ben presto degenerò in
guerra civile. Le sofferenze degli
ortodossi si acuirono ancor di più poiché le autorità e la
popolazione cattolica li sospettavano di simpatia nei confronti dei
rivoltosi. Atanasio fu arrestato nell’estate dello stesso anno con
l’accusa di mantenere legami con i cosacchi e addirittura di aver
inviato loro armi e munizioni. Il tribunale lo riconobbe colpevole,
nonostante la mancanza di prove. I giudici attendevano
disposizioni da Varsavia per emettere una sentenza che soddisfacesse
tutte le fazioni politiche dello stato e Atanasio trascorse tutto quel
tempo in catene, in prigione. Appellandosi ai giudici,
chiese loro di lasciarlo andare in catene per le strade della città
perché potesse in tali condizioni predicare contro l’Unione, ma i
giudici glielo proibirono. Tuttavia anche in carcere portò
avanti la sua accesa predicazione, rivolgendosi alle guardie e ai
funzionari statali che si recavano da lui.
Nel frattempo fu emessa contro di lui una sentenza di
morte. La notte prima dell’esecuzione vennero a trovarlo alcuni membri
dell’Ordine dei gesuiti, per tentare
un’ultima volta di convincerlo a sottomettersi all’Unione in cambio
della vita. A queste esortazioni egli rispose: «Come i gesuiti sono felici di vivere tra i piaceri di questo mondo,
così io oggi sono felice di andare alla morte». All’alba fu
consegnato nelle mani delle autorità militari e cominciarono gli
scherni e le torture. Fino all’ultimo si pretese da Atanasio
la rinuncia alla scomunica dell’Unione, ma egli rimase saldo,
ripetendo: «Quel che ho detto, ho detto, e con ciò muoio». Allora un
soldato, dopo aver chiesto il perdono e aver ricevuto la
benedizione, gli sparò alla fronte. Atanasio trafitto da parte a
parte da due pallottole, rimase in piedi ancora qualche momento,
appoggiato a un abete.
L’ufficiale ordinò di gettarlo in una fossa già pronta,
ma anche là dentro rivolse il viso al cielo, incrociando le mani sul
petto e, dopo aver steso le gambe,
spirò. Si narra che quella notte si scatenò una tremenda tempesta.
Questo accadde nella notte tra il 4 e il 5 sett. 1648. Soltanto dopo
otto mesi il suo corpo un fu esumato e traslato nel
monastero della Natività della Madre di Dio, dove il martire fu
sepolto 18 maggio 1649. I suoi resti si conservarono intatti e nel 1666 a
Brest fu stesa una sua Vita in lingua polacca,
in cui veniva chiamato «santo e beato martire». La chiesa in cui si
custodivano le sue reliquie andò a fuoco nel 1816 e parte delle sue ossa
bruciate furono traslate nella chiesa
dell’Annunciazione dello stesso monastero.
Sin dalla sua morte Atanasio è stato considerato dai
polacchi ortodossi un santo martire e presso l’urna dove sono conservate
le sue reliquie si sono verificate
guarigioni miracolose…. La sua memoria è celebrata il 5 settembre.
NOTA
(1) Tratto dall’Enciclopedia dei santi. Le Chiese Orientali – Vol. I – pagg. 289/297 - Città Nuova editrice – 1998
Nessun commento:
Posta un commento