sabato 30 ottobre 2010

VI Domenica di Luca - Riflessione di p. Seraphim

Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amìn.

La Rivelazione Divina ha avuto in Cristo il suo suggello definitivo, essa è andata nel corso della storia ad aumentare e chiarificarsi sempre più e in Cristo ha avuto il suo compendio. Gli antichi ebrei infatti non avevano ben chiaro cosa succedesse dopo la morte, in alcuni libri del vecchio testamento si intuisce che essi credessero che l’uomo moriva definitivamente e niente in lui rimanesse di vitale (la concezione che per esempio avevano i sadducei al tempo di Gesù e che è espressa in alcuni salmi), oppure che l’anima vagasse in eterno in luoghi bui e tenebrosi nel famoso sheol o ade in greco, inferi in latino, il mondo dei morti: era la concezione dei popoli vicini principalmente dei sumeri e dei babilonesi. Fu l’incontro con la religione egizia, con gli zoroastriani persiani e con la filosofia ellenista che aprì agli ebrei una nuova visione della vita oltre la morte, si fece strada l’idea che nell’uomo ci fosse un principio vitale, l’anima appunto, che sopravvivesse alla dissoluzione del corpo. In questo contesto le anime dei defunti dopo la morte avevano un destino diverso a seconda di come si erano comportate in vita, mi spiego: finivano tutte negli inferi, ma se erano state “buone” andavano nella parte degli inferi chiamata “il seno di Abramo” e se invece erano state “cattive” finivano nella parte dolorosa degli inferi, è la concezione che troviamo principalmente, principalmente ma non unicamente al contrario di quello che credono i protestanti, nei cosiddetti libri deuterocanonici come il libro della Sapienza, che sono canonicissimi checché se ne dica (piccola polemica scusate). E ancora troviamo che le anime di coloro che sono morte nel peccato possono essere aiutate a salvarsi tramite sacrifici e preghiere come scritto per esempio nel 2° libro dei Maccabei. Questo fino alla morte e resurrezione di Cristo, il Grande Sabato infatti ricordiamo la discesa agli inferi di Nostro Signore che distrusse, scardinò le porte degli inferi che tenevano prigioniere anche le anime dei giusti e riaprì definitivamente la via al paradiso che era chiusa e impossibile da percorrere fin dai tempi del peccato originale.
Attenzione però anche questa non è un situazione definitiva, ma è la situazione delle anime fino al 2° ritorno di Cristo, quando i morti risorgeranno e le anime saranno nuovamente unite ai corpi per il giudizio finale in cui tutto sarà ricapitolato in Cristo: sia le cose del Cielo che quelle della terra come ci dice il Santo Apostolo Paolo.
Fino ad allora “i giochi sono aperti”, fino ad allora c’è possibilità di salvezza per tutti sia i viventi che i defunti, fino ad allora i tormenti negli inferi non sono qualcosa di eterno, l’essere morti nel peccato non è una situazione definitiva, ma le anime di coloro che non possono ancora accedere al Regno Celeste possono essere aiutate tramite le preghiere dei viventi a redimersi, ad ottenere la remissione delle proprie colpe e a ritrovare la via della salvezza.
Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim

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