RISPOSTA:
In effetti se vai a vedere la targa della Parrocchia ad Acquaformosa ti accorgerai che c’è scritto: Chiesa Ortodossa Italo-Albanese del Patriarcato di Mosca. Ed il parroco che attualmente officia le celebrazioni è Arbëresh, dalla testa ai piedi, si vanta di essere tale, lo grida ai quattro venti, ma quello che più conta: è ritornato, Gloria a Dio, alla Santa Fede Ortodossa dei nostri Santi Padri.
Più onestà di così !!!!!! Cosa c’è di strano, siamo o non siamo ortodossi, siamo o non siamo Arbëreshë, i nostri Padri erano o non erano ortodossi, se poi siamo stati inseriti ed annessi con la forza alla chiesa latina, non è colpa mia, tanto meno nostra, nati dal 900 in poi. Eravamo ignoranti circa la nostra storia, ci siamo acculturati nel corso degli studi e siamo ritornati a respirare con i nostri Veri polmoni, i polmoni dell’ortodossia. Se a voi questo non interessa, o non vi fa né caldo né freddo, arrangiatevi, continuate a vivere nella falsità e continuate a far crescere i vostri figli nell’inganno e nella menzogna. Se a voi piace essere definiti, erroneamente, chiesa italo-albanese greco-cattolica o peggio ancora chiesa bizantina, a me personalmente non fa nessun effetto, anzi ripeto: né caldo né freddo. Una chiesa arbëreshe greco-cattolica, o bizantina, come se Bisanzio avesse avuto una sua chiesa ufficiale (infatti era un villaggio pagano), nel corso della nostra storia non si è mai vista, non si è potuta mai concepire, considerato che i nostri padri hanno combattuto, hanno sofferto, molti sono stati uccisi dai turchi e altri sono periti mentre attraversavano il Mar Ionio e l’Adriadico per andare in Grecia a farsi ordinare dai Vescosi Ortodossi, hanno lottato affinchè la loro identità greco-albanese-ortodossa fosse preservata dal latinismo imperante che vescovi e signorotti volevano cancellare e ridurre in schiavitù religiosa, come poi è successo in forma meno evidente, in quei fortunati paesi dove almeno il rito è stato preservato. E poi non si è ortodossi solo perché le chiese si stanno ortodossizzando, i preti si vestono come gli ortodossi, la Liturgia è quella ortodossa, ma si rimane sotto la giurisdizione del Patriarcato d’Occidente, cioè sotto Roma. Questo è soltanto un scimmiottare la vera ORTODOSSIA e vantarsi di essere diversi. Diversità che non libera dal giogo cattolico-latino.
Allora perché non parliamo di quei poveri e sventurati paesini italo-albanesi a cui è stato tolto anche la gioia di essere arbëreshë nel rito ed imposto e resi schiavi del rito latino? Perché non parliamo di questi paesi che nel corso dei secoli otre al rito hanno perso e dimenticato anche la storia, la lingua, le radici. Questo dovete raccontare ai vostri figli, ai vostri nipoti, anzi a voi stessi, e non che la Parrocchia Ortodossa Santa Caterina Megalomartire di Acquaformosa è del Patriarcato di Mosca. Far parte di questo Patriarcato è un onore ed un onere. Perché la nostra appartenenza non ci impedisce di raccontare a tutti gli Arbëreshë la realtà storica e religiosa che gli appartiene, ma che è nascosta per paure recondite. Noi possiamo farlo, anzi dobbiamo farlo, noi abbiamo il privilegio e l’obbligo di non essere dei bugiardi e degli spergiuri, noi dobbiamo raccontare la vera storia religiosa del nostro indomabile popolo, la nostra coscienza deve essere pulita, limpida e senza macchie. Come si dice: la campana suonando ha fatto il suo dovere, anche noi lo stiamo facendo: chi vuole ascoltarci venga perché la nostra Chiesa è la loro Chiesa. Chi vuole continuare a vivere nell’errore lo faccia pure, ma non critichi chi racconta la verità.
Più onestà di così !!!!!! Cosa c’è di strano, siamo o non siamo ortodossi, siamo o non siamo Arbëreshë, i nostri Padri erano o non erano ortodossi, se poi siamo stati inseriti ed annessi con la forza alla chiesa latina, non è colpa mia, tanto meno nostra, nati dal 900 in poi. Eravamo ignoranti circa la nostra storia, ci siamo acculturati nel corso degli studi e siamo ritornati a respirare con i nostri Veri polmoni, i polmoni dell’ortodossia. Se a voi questo non interessa, o non vi fa né caldo né freddo, arrangiatevi, continuate a vivere nella falsità e continuate a far crescere i vostri figli nell’inganno e nella menzogna. Se a voi piace essere definiti, erroneamente, chiesa italo-albanese greco-cattolica o peggio ancora chiesa bizantina, a me personalmente non fa nessun effetto, anzi ripeto: né caldo né freddo. Una chiesa arbëreshe greco-cattolica, o bizantina, come se Bisanzio avesse avuto una sua chiesa ufficiale (infatti era un villaggio pagano), nel corso della nostra storia non si è mai vista, non si è potuta mai concepire, considerato che i nostri padri hanno combattuto, hanno sofferto, molti sono stati uccisi dai turchi e altri sono periti mentre attraversavano il Mar Ionio e l’Adriadico per andare in Grecia a farsi ordinare dai Vescosi Ortodossi, hanno lottato affinchè la loro identità greco-albanese-ortodossa fosse preservata dal latinismo imperante che vescovi e signorotti volevano cancellare e ridurre in schiavitù religiosa, come poi è successo in forma meno evidente, in quei fortunati paesi dove almeno il rito è stato preservato. E poi non si è ortodossi solo perché le chiese si stanno ortodossizzando, i preti si vestono come gli ortodossi, la Liturgia è quella ortodossa, ma si rimane sotto la giurisdizione del Patriarcato d’Occidente, cioè sotto Roma. Questo è soltanto un scimmiottare la vera ORTODOSSIA e vantarsi di essere diversi. Diversità che non libera dal giogo cattolico-latino.
Allora perché non parliamo di quei poveri e sventurati paesini italo-albanesi a cui è stato tolto anche la gioia di essere arbëreshë nel rito ed imposto e resi schiavi del rito latino? Perché non parliamo di questi paesi che nel corso dei secoli otre al rito hanno perso e dimenticato anche la storia, la lingua, le radici. Questo dovete raccontare ai vostri figli, ai vostri nipoti, anzi a voi stessi, e non che la Parrocchia Ortodossa Santa Caterina Megalomartire di Acquaformosa è del Patriarcato di Mosca. Far parte di questo Patriarcato è un onore ed un onere. Perché la nostra appartenenza non ci impedisce di raccontare a tutti gli Arbëreshë la realtà storica e religiosa che gli appartiene, ma che è nascosta per paure recondite. Noi possiamo farlo, anzi dobbiamo farlo, noi abbiamo il privilegio e l’obbligo di non essere dei bugiardi e degli spergiuri, noi dobbiamo raccontare la vera storia religiosa del nostro indomabile popolo, la nostra coscienza deve essere pulita, limpida e senza macchie. Come si dice: la campana suonando ha fatto il suo dovere, anche noi lo stiamo facendo: chi vuole ascoltarci venga perché la nostra Chiesa è la loro Chiesa. Chi vuole continuare a vivere nell’errore lo faccia pure, ma non critichi chi racconta la verità.
P. Giovanni Capparelli,
Arbëresh tra gli Arbëreshë, presbitero ortodosso della Chiesa Ortodossa Italo-Albanese del Patriarcato di Mosca e parroco della Parrocchia Ortodossa di Acquaformosa
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