giovedì 8 marzo 2012

Dal sito: Calabriaortodossa

Perché abbandonai la Chiesa Cattolica Romana


Scritto da Paul Ballester Convalier   
Pablo de bellester2© Non è scopo di queste pagine una personale giustificazione della conversione dell’autore all’Ortodossia, ma esse, costituiscono una testimonianza apologetica, commovente e riconoscente della purezza della fede e dell’arditezza del suo insegnamento. L’originalità del presente studio, non consiste precisamente nel tema, per il quale sono già state scritte innumerevoli opere teoriche sotto ogni punto di vista ecclesiastico, ma nella maniera originale con cui esso viene svolto. Padre Ballester non si è contentato di presentare semplicemente la teorica espressione del suo giudizio teologico; egli è possessore di un modo di vivere teologico dal quale si è mosso verso il più doloroso dei cammini spirituali, verso il più penoso dei sacrifici: l’abbandono della sua Chiesa e l’allontanamento dalla sua patria. L’espressione di questo modo di vivere teologico e della sua autosincerità, solo una speciale ispirazione ed una rarissima forza di volontà gli potevano permettere di trasmutarla in una splendida realtà. (…) [Marsiglia, Marzo 1954 - Stanislao Jedeezewsky]
I primi dubbi - Il lungo e faticoso cammino della mia conversione all’Ortodossia ebbe inizio, la prima volta, un giorno mentre ero occupato nella compilazione dei cataloghi della biblioteca di quel monastero Cattolico-Romano al quale appartenevo. Questo Monastero, uno dei più belli della Spagna nord-orientale, appartiene all’Ordine Monastico di S. Francesco d’Assisi ed è costruito sulla spiaggia mediterranea a pochi chilometri da Barcellona, mia città nativa. I superiori del monastero mi avevano incaricato di ricompilare i cataloghi delle opere e degli autori della nostra ricca biblioteca conventuale, onde metterli al corrente circa tutte le perdite d’incalcolabile valore che aveva subito durante l’ultima guerra civile spagnola, quando il nostro monastero fu incendiato e in parte distrutto dai comunisti. Una sera, quindi, mentre ero tutto preso dal lavoro, nascosto dietro una montagna di vecchi libri e manoscritti semi-bruciati, feci una scoperta che produsse in me grande meraviglia. In una busta, contenente scritti riferentesi alla Santa Inquisizione dell’anno 1647, trovai una copia in lingua latina di un Editto di Papa Innocenzo X col quale si scomunicava quale eretico ogni cristiano che osasse credere, seguire o comunicare ad altri l’insegnamento dell’Apostolo Paolo circa l’autenticità della sua dignità apostolica. Continuando poi questo straordinario scritto faceva obbligo ad ogni fedele di credere, sotto la minaccia del castigo nell’oltre tomba, che l’Apostolo Paolo, in tutta la sua vita ed azione apostolica, cioè da quando si convertì al cristianesimo fino alla sua morte non aveva esercitato la sua opera apostolica liberamente ed indipendentemente da ogni potere temporale, ma contrariamente egli dipendeva in ogni momento dalla monarchica autorità dell’Apostolo Pietro, del Primo presunto Papa e Re della Chiesa. Questo assoluto potere, aggiungeva lo scritto in parola, lo ereditarono per successione diretta tutti gli altri Papi cioè i vescovi di Roma. (…)
Ciò nonostante, non mi aspettavo mai che il fanatismo della mia chiesa l’avesse spinta al punto di osare finanche la proibizione e la condanna d’insegnamenti che con molta chiarezza sono contenuti nelle Sacre Scritture e che furono insegnati dagli stessi Apostoli, come accadeva con lo scritto che tenevo fra le mani. Questo superava ogni limite, perché scomunicare i fedeli seguaci dell’insegnamento dell’Apostolo Paolo equivale ad una incomprensibile condanna della dottrina Ortodossa di questo Apostolo, il quale nella seconda sua Epistola ai Corinzi chiaramente dice che in nulla fu inferiore a nessuno degli altri Apostoli (II Corinzi 11, 5 e 12, 11 «Io stimo di non essere in nulla inferiore ai sommi Apostoli» e «in nulla sono stato da meno dei sommi Apostoli»). Quindi, quell’Editto di Papa Innocenzo X, mi sembrava così incredibile che preferii esaminare la possibilità di qualche errore tipografico o forse qualche fatale contraffazione del testo autentico, cosa che d’altra parte accadeva spesso all’epoca che la cronologia del documento indicava. (…)
Molto presto, però, il mio interessamento si mutò in turbamento, quando, dopo il confronto, nella Biblioteca centrale di Barcellona, accertai che non solo questo documento era assolutamente autentico (…)
L’Apostolo Paolo «chiamato all’apostolato non dagli uomini né per mezzo d’alcun uomo» (Galati 1, 1.) considerava Simone Pietro come il secondo, dopo Giacomo (Galati 2, 9.) fra quelli «che sono reputati colonne» e che a Paolo piaceva di chiamare così perché «erano considerati di essere qualcosa» nella Chiesa di Cristo (Galati 2, 2.). Però, aggiunge in seguito, che, il posto che essi prendono lo lascia completamente indifferente, trattandosi di semplici preferenze personali, che Dio non tiene seriamente in conto (Galati 2, 6). In ogni modo, l’Apostolo Paolo categoricamente afferma che chiunque siano gli altri Apostoli, lui non era inferiore a nessuno. Ciò per me era chiarissimo, specie se si prende in considerazione la spiegazione dei Santi Padri che su tale punto, non lascia alcun dubbio. (…)
Tutta la questione quindi era chiarissima. Ciò nonostante il dogma Cattolico romano che insegnava a riguardo perfettamente il contrario, mi poneva nel tremendo dilemma di scegliere in coscienza e a dispormi o col Vangelo e la Tradizione da una parte, o coll’insegnamento della mia Chiesa dall’altra. (…)

I consigli del confessore - Essendomi trovato quale naufrago nella più inesorabile tempesta spirituale mi indirizzai al mio Confessore, al quale esposi in modo semplice e naturale il problema che mi tormentava. (…)
«Le Scritture ed i Santi Padri – mi disse con il più naturale tono – vi hanno turbato. Lasciate da parte queste due cose e limitatevi a seguire fedelmente l’infallibile insegnamento della nostra Chiesa, senza indagare tanto nelle cose e senza domandare molto. Non permettete che le creature di Dio, qualunque esse siano, scandalizzino la vostra fede verso la Chiesa di Dio».
Tale inattesa risposta non fece altro che ingrandire maggiormente il mio turbamento spirituale. (…)
Il mio Confessore, senza per nulla darmi tempo a proporre la benché minima obiezione aggiunse: «Vi darò in cambio un elenco di nostri scrittori, nelle cui opere potrete trovare di nuovo la vostra calma spirituale, perché è in questi libri, che senza la minima difficoltà, potrete ritrovare l’insegnamento della nostra Chiesa». (…)
Malgrado che le sue argomentazioni non mi avessero, per nulla persuaso raggruppai tutti quei libri con la decisione di studiarli con la maggiore possibile obiettività e scrupolosità. La più grande parte di questi libri era costituita da testi teologici e da manuali di decisioni papali e di Sinodi «ecumenici» papali. Mi misi con premura e sincero interesse allo studio di questi libri e senza prendere nessuna altra misura preventiva che la Santa Scrittura che tenevo aperta davanti a me «la lampada ai miei piedi e lume al mio sentiero» (…)
Avendo assoluta convinzione di tutto ciò, convinzione, che d’allora in poi in nessun modo m’abbandonò, scrissi al mio confessore la prima lettera dopo la nostra separazione.
«Ho studiato i libri che la Vostra Reverenza ebbe la bontà di consigliarmi. Ciò nonostante, la mia coscienza non mi permette di trasgredire ai comandamenti di Dio prestando fede ad insegnamenti umani che non hanno neppure la minima base Biblica. Tali insegnamenti sono la catena degli insegnamenti sul Papismo i quali vengono coronati dallo sragionamento sulla infallibilità. «Noi possiamo riconoscere la vera Chiesa basandoci – dice S. Agostino – sul criterio biblico, e non appoggiati su detti e su sentenze, né sui Sinodi dei Vescovi, né sulla lettera morta dei dissidi, chiunque essi siano, né su fallaci presagi e prodigi, ma soltanto su ciò che si trova scritto sulle predicazioni dei Profeti, sui Salmi, sulle parole dello stesso Buon Pastore Gesù, sulle opere e sugli insegnamenti degli Evangelisti e in una parola, sulla canonica autenticità delle Sacre Scritture». (...)
Terminai la lettera al mio Confessore con queste parole: «Non mi allontanerò, quindi, mai da ciò che costituisce il vero canone cristiano per la prova e la conoscenza della vera fede e per la veridicità e genuinità di ogni dogma: cioè non mi allontanerò mai e poi mai dall’autenticità della parola di Dio e dalla Tradizione della sua Chiesa. E certo i vostri dogmi sono inconciliabili con il detto canone».
La risposta non tardò a venire: «La Vostra Reverenza non ha ascoltato i consigli e gli orientamenti che le ho dato – lamentava il mio confessore – e ha lasciato che la Bibbia continuasse la sua pericolosa influenza sulla sua anima. I Santi Libri sono come il fuoco, il quale quando non illumina, brucia e annerisce... e appunto per questa ragione i Papi saggiamente decretarono che «si tratta di uno scandaloso errore credere che tutti possono leggere le Sacre Scritture ed i nostri Teologi confermano che i libri Sacri della Bibbia costituiscono una oscura nube, un recinto ove anche gli atei ancora possono trincerarsi». «La fede nella chiarezza delle Scritture costituisce un dogma eterodosso dicono i nostri infallibili Capi. Riguardo poi alla Tradizione, non ritengo necessario ricordare alla Reverenza Vostra, che dobbiamo «seguire innanzi tutto il Papa quando si tratta di questioni di fede anziché a migliaia di Santi Agostini, Girolami, Gregori, Crisostomi», ecc.. (…)
La mia Chiesa, colpendo la S. Scrittura, non ottenne null’altro che perdere davanti ai miei occhi ogni autorità, perché divenne simile a quelli eretici per i quali S. Ireneo dice che «perché furono ripresi dalla parola di Dio ritornarono di nuovo contro di Essa per criticarla». (…)
***
p. Paul-Convollier Ballester è stato assassinato in Messico il 4 febbraio 1984. L'assassino è un messicano di 70 anni, con precedenti militari, che soffriva di malattie psichiatriche.

P.S.: il libro può essere richiesto all'associazione "Testimonianza Ortodossa"

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