Kosovo - Intervista all'Arcivescovo Hilarion
Nel concludere la visita in Kosovo e Metohija, l’Arcivescovo Hilarion Volokolamsky, presidente del Dipertimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e di tutta la Russia, ha rilasciato un’intervista presso l’ufficio stampa della diocesi di Raska-Prizren e Kosovo-Metohiyskogo, della Chiesa Ortodossa Serba.
- Eminenza, per lei questa è stata la prima visita nella terra santa del Kosovo. Ci può brevemente descrivere le sue impressioni?
- Ho ricevuto un’impressione molto forte, felice e triste al contempo. E’ stata una gioia per me visitare la regione del Kosovo, che è la culla della cristianità serba. Ho visto i grandi santuari: il monastero di Gracanica, di Decani, l'antico patriarcato di Pec, e ho ammirato gli splendidi monumenti di arte ortodossa, che per grazia di Dio, sono sopravvissuti. Ho potuto vedere gli affreschi assolutamente stupefacenti, in particolare nel monastero di Decani, che, grazie a Dio, sono perfettamente conservati, a dispetto di tutte le vicende storiche e le circostanze tragiche. Ho incontrato persone meravigliose che vivono qui, nonostante le difficoltà che avevano sopportato e le prove – il vescovo Artemije, il vescovo Teodosio, le suore del monastero di Gracanica, la Comunità del Monastero di Decani, e quella del monastero di Banska, il clero della diocesi, i laici devoti che lavorano qui. Tutto questo mi ha dato una gioia grande. Le esperienze tristi riguardano il barbaro saccheggio del patrimonio cristiano di questa regione, che si è svolto qui negli ultimi anni, la distruzione dei luoghi sacri e dei templi, accaduto finora. Insieme al vescovo Artemije ho visitato le chiese distrutte, quelle che ora sono in completa rovina, e quelle che sono in fase di restauro, ma ancora ben lontane dall’essere davvero restaurate; e poi ho visitato quei luoghi dove una volta c'era un tempio, e adesso c’è solo un parco. Quando ho visitato questi luoghi, naturalmente, ho pensato molte cose. Ho pensato a quanto di negativo ci possa essere nelle persone, e quanto sia importante controllare questo potenziale negativo e insegnare alle persone che c’è del buono in loro e tutte le idee cattive possono essere corrette a poco a poco. Se si dà sfogo al male, se si promuove la violenza, allora la libertà è permissivismo, e può portare all’omicidio, come è accaduto qui, commettendo un genocidio. Ho anche ricordato la storia del mio paese - la Russia. Dopo tutto, anche noi abbiamo avuto le Chiese distrutte e profanate, i templi e le chiese sono state trasformate in magazzini, in latrine, in musei di ateismo. Dobbiamo stare attenti a mantenere il patrimonio spirituale che abbiamo ricevuto. Oggi, in Decani e Gracanica, e negli altri monasteri della Chiesa Ortodossa Serba, che si trovano sul territorio del Kosovo, i monaci vivono circondati da filo spinato e, grazie a Dio, dalla protezione delle forze internazionali di pace, e tutto intorno da popolazione locale ostile. Queste persone che vivono qui, i monaci e le suore che lavorano qui – sono confessori della fede ortodossa, e vorrei inchinarmi dinanzi a loro. Grazie a loro, il tesoro della fede è preservato e Dio non voglia far mancare mai qui le vocazioni alla vita monastica, poiché i monasteri potrebbero diventare musei, o nel peggiore dei casi essere saccheggiati e distrutti, così come è accaduto con molti altri templi e monasteri del territorio del Kosovo. Pertanto, la cosa più importante è che, nonostante tutte le difficoltà e le sofferenze, si continui a vivere in questa terra. Io credo che il Signore li aiuti, li protegge e li tutela in quei luoghi sacri di cui sono custodi.
– C’è differenza tra chi conosce e sente, legge libri sul Kosovo e vede foto e filmati, e chi vede tutto con i propri occhi?
- Quando vedi con i tuoi occhi, tutto arriva al cuore. Naturalmente, quando si legge, quando si sentono i resoconti di testimoni oculari, significa anche entrare in contatto con questa realtà, ma venire a vedere è molto importante. Per me è stato importante venire qui, in primo luogo perché non è trascorso molto tempo da quando sono stato nominato presidente del Dipartimento affari religiosi esteri del Patriarcato di Mosca: la Chiesa russa infatti è responsabile delle relazioni con le Chiese ortodosse locali. Ciò significa che la mia responsabilità è diretta, il mio dovere d'ufficio è partecipare alla vita delle Chiese ortodosse locali. Ma a parte il dovere, vi è anche una sorta di affettività verso quei luoghi dove le persone si trovano in difficoltà. La mia visita è anche un gesto molto modesto, un segno di solidarietà verso le persone che vivono qui, che lavorano e che soffrono. E questo è un segno che la Chiesa russa è sempre stata e sarà sempre vicina alla Chiesa ortodossa serba in tutte le sue prove.
- Ci sentiamo molto felici per la vostra vicinanza al Kosovo, dove la vita è difficile per i serbi, i cristiani ortodossi. E in questo sentiamo la vicinanza della Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, sentiamo anche la vicinanza dello Stato russo, vediamo l'unità di sforzo adottata in questa direzione. Questo fenomeno sorprendentemente si sta verificando in tempi recenti, dopo anni di rottura tra lo Stato e la Chiesa. Ora sembra che siano vicini, tanto che questo tipo di relazioni in epoca bizantina era chiamata "sinfonia". Possiamo ora parlare di qualcosa del genere in Russia?
- Si può parlare di "sinfonia" tra Chiesa e Stato in Russia moderna, anche se il termine "sinfonia" nell'impero bizantino significava una sorta di ideale che non è mai stato realizzato. Sappiamo che nella sinfonia bizantina il "conduttore" era di solito l'imperatore. La sinfonia che stiamo cercando di costruire in Russia è basata su principi diversi. Il primo principio è la non interferenza della Chiesa e dello Stato negli affari interni. La Chiesa non deve interferire nella politica. La Chiesa non dovrebbe sostenere una parte politica contro un'altra, un leader politico in contrapposizione ad un altro. La Chiesa non dovrebbe schierarsi nella lotta politica. Dovrebbe sempre essere "al di sopra delle parti", essere aperta a tutte le persone, di qualsiasi orientamento politico, ad eccezione degli estremisti o sciovinisti. La Chiesa deve essere la Madre di tutte le persone. Lo Stato, a sua volta, non dovrebbe interferire negli affari interni della Chiesa, per esempio, influenzare la nomina dei vescovi, o dettare le condizioni per creare una chiesa. Il principio di non reciproca interferenza dovrebbe essere molto chiaramente osservata, e questo sta avvenendo ora. Il secondo principio è l’interazione tra Chiesa e Stato in tutto, in quanto tale interazione è necessaria. E deve essere in campi molto diversi, perché la Chiesa non esiste solo per, come era in epoca sovietica, "soddisfare i bisogni religiosi" della gente. La Chiesa esiste soprattutto al fine di rendere la vita delle persone migliore. La Chiesa è una grande forza morale, ha la capacità di trasformare la vita delle persone, lo Stato ha le risorse materiali per migliorare il benessere delle persone, e ci sono problemi che non possono essere risolti senza l'impegno congiunto dello Stato e della Chiesa, come ad esempio una crisi demografica. In questo tipo di crisi, la componente economica potrebbe aiutare a ripristinare la riproduzione della popolazione. Ma c'è anche la componente spirituale di questa crisi - che è, soprattutto, la perdita del concetto tradizionale di famiglia. E qui la necessaria autorità morale della Chiesa può rafforzare e ricreare il concetto tradizionale della famiglia.
- La Chiesa non deve interferire nella politica, ma il popolo russo ha interessi che sono al di sopra della politica. Questi interessi sono stati molto ben espressi da Sua Santità il Patriarca Kirill, quando ha parlato della Santa Russia. La Chiesa e lo Stato sono uniti nella tutela di questi interessi?
-Va rilevato che la Chiesa ortodossa russa è la Chiesa non solo della Russia, ma in egual misura anche della Chiesa Ucraina, della Bielorussia, della Moldavia e di altri paesi che sono nella sua giurisdizione canonica. Fino a poco tempo fa, presso il Monastero di San Daniele, sede del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, c’erano due bandiere: quella verde, con un monogramma del Patriarca, e la bandiera della Russia. Il Patriarca Kirill ha disposto di mettere le bandiere di tutti i paesi che sono di competenza della Chiesa ortodossa russa: si tratta delle bandiere di tutte le ex repubbliche sovietiche, tranne l'Armenia e la Georgia, il Giappone e la Cina. Così ora nella sede Patriarcale ci sono le bandiere di quindici stati. La Chiesa ortodossa russa non può essere il portavoce solo della Russia, come accade per lo Stato. È per sua natura multinazionale, e quindi ha una visione più ampia. E l'ex Unione Sovietica è forse l'unica forza in grado di consolidare quei popoli che tuttora costituiscono una forza spirituale e culturale.
- Eminenza, lei rappresenta la Chiesa ortodossa russa in seno alla Commissione mista per il dialogo tra ortodossi e cattolici. Abbiamo sentito che a Belgrado c’è stata qualche difficoltà in relazione al voto, sarebbe meglio sapere esattamente cosa stava succedendo. - Nell’incontro a Belgrado, non abbiamo ritenuto essere d'accordo con alcune delle formulazioni del testo, siamo stati in minoranza, nessuno ci ha sostenuto. Poi ho protestato con il cardinale Walter Kasper, che ha condotto l'incontro. Ho insistito sul fatto che le questioni del dialogo teologico non possono essere messe ai voti, ma devono essere risolte per consenso. Se almeno una chiesa non è d'accordo, la formulazione dovrebbe essere modificata o addirittura esclusa dal testo. - Poi, a Ravenna, c'erano altre difficoltà - la delegazione della Chiesa ortodossa russa ha abbandonato la riunione all'inizio. - A Ravenna, abbiamo lasciato l'aula, perché si trattava della presenza della Chiesa ortodossa estone riconosciuta dal Patriarcato di Costantinopoli, che noi non riconosciamo. L’anno scorso, i capi delle Chiese ortodosse locali hanno convenuto che nel dialogo teologico parteciperanno solo le Chiese autocefale. Così, il problema della partecipazione è stato risolto e siamo stati in grado di tornare al dialogo. Ma siamo tornati dopo aver superato due importanti incontri: uno a Ravenna e l’altro a Creta, dove hanno cominciato a preparare un documento sul ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio. Il documento di Ravenna, alla cui stesura la Chiesa ortodossa russa non ha partecipato, non è stato approvato e la nostra firma non ci sarà mai. Nel corso della recente riunione a Cipro, abbiamo cominciato a discutere il nuovo testo, il cui progetto è stato preparato in nostra assenza. Ora abbiamo chiesto di modificarlo. Questo testo non è stato pubblicato, abbiamo studiato solo la metà di esso, quindi non posso dare una valutazione. Posso dire soltanto che le critiche sono state molte, e non ho fiducia nel fatto che il testo sia in grado di soddisfare tutte le Chiese ortodosse locali. Sarà chiarito durante la prossima riunione della Commissione che si terrà a Vienna nel settembre 2010.
- In ultima analisi, ci può dire qualcosa sul ruolo del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca?
-La Chiesa ortodossa russa è sempre aperta al dialogo. Il nostro sistema di relazioni esterne della chiesa è vario: è in rapporto con diverse chiese, con le strutture di governo, con i connazionali all'estero. Siamo pronti al dialogo sulle questioni più difficili e sempre disponibili ad assistere le persone che hanno bisogno. Mi auguro che la Chiesa ortodossa russa continuerà ad attuare la propria attività all'estero, sulla base di questi principi.
- Siamo molto grati a Lei, Eminenza, per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Ci auguriamo vivamente che, dopo il nostro incontro con voi in questa terra santa del Kosovo, si possano creare condizioni più favorevoli per il popolo serbo e non abbiamo alcun dubbio sul fatto che il popolo russo, a nome della sua Chiesa e del suo Stato, possa contribuire con tutte le forze a questo risultato.
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