Ortodossia - La liturgia è atto di testimonianza
L’unica essenza della Chiesa è la manifestazione dell’ èschaton. Lo scopo della sua missione non può essere quello di aggiungere a sé qualcosa o qualcuno, perché la sua pienezza è la pienezza di Cristo stesso. L’unico scopo rimane quello di comunicare questa pienezza, proclamare il giorno di salvezza rivelato in essa. Queste due realtà - la Chiesa come pienezza e la Chiesa come missione - si incontrano proprio nell’Eucaristia. Durante la Liturgia avviene il duplice movimento. Il movimento ascensionale, che trova compimento nella consacrazione delle specie, segno che Dio accetta la nostra Eucaristia, è già un atto di missione. L’Eucaristia viene offerta “a nome di tutti e per tutti”, è l’adempimento da parte della chiesa dell’ufficio sacerdotale per la riconciliazione dell’intera creazione con Dio. La missione della Chiesa fa parte del Mistero che essa deve rivelare dopo averlo contemplato: “Tutto si compie grazie a una totale separazione fra Chiesa e mondo (“Le porte, le porte!”, proclama il diacono quando ha inizio la preghiera eucaristica), a un elevarsi in cielo della chiesa” - e così, proprio nel momento di questa contemplazione, quando lo stato di pienezza viene raggiunto nel banchetto del Signore, quando “abbiamo visto la vera luce e preso parte allo Spirito celeste” (parole proclamate dal coro dopo la Comunione), inizia il movimento del ritorno nel mondo. Il termine della Liturgia è una fine (parusia) ed è pure un inizio, punto di partenza (missione). La comunità cristiana, trasformata dalla “vera luce”, diventa testimone di questa luce nel mondo. L’Eucaristia fa diventare la Chiesa ciò che essa è - la missione: “Voi siete testimoni di queste cose” (Lc 24,48).
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