Da tutta Italia un forte moto di protesta
Adesso sarà presente anche dove finora mancava. La sentenza della Corte Europea di Strasburgo sta ottenendo, in tante parti d’Italia, l’effetto contrario di quello auspicato dai giudici. Tanti sindaci, infatti, stanno ordinando alle scuole di effettuare una ricognizione nelle aule e di mettere il crocifisso dove ancora non c’è. Succede così, per esempio, a Sanremo (Imperia), mentre a Sassuolo (Modena), il Comune ne ha acquistati 50 da distribuire agli istituti che ancora ne risultassero sprovvisti. Lo stesso ha fatto la Giunta provinciale di Trapani , che ne ha ordinati 72 pagati dal presidente e dagli assessori. Numerose amministrazioni locali hanno deciso di mettere in atto anche simboliche iniziative di protesta contro la sentenza europea. Così, a Busto Arsizio ( Varese), il sindaco ha ordinato di mettere a mezz’asta la bandiera europea sul pennone del Comune, mentre a Montegrotto Terme (Padova), da ieri sui tabelloni luminosi utilizzati dall’amministrazione per comunicare con i cittadini, compare un crocifisso con la scritta “Noi non lo togliamo”. Il sin- daco di Loreto (Ancona) si è portato avanti col lavoro e ha già pronta un’ordinanza «volta al rispetto della fede» per impedire che si levino i crocifissi anche qualora la sentenza di Strasburgo dovesse diventare operativa. Sulla stessa linea il primo cittadino di Tr ieste che assicura: «Finchè ci sarò io non ne sarà rimosso neanche uno». Il sindaco di Galzignano Terme (Padova), ha lanciato una vera e propria sfida: obbligo di affissione del crocifisso in tutti gli edifici pubblici, controlli quindicinali per assicurare il rispetto della norma e 500 euro di multa per i trasgressori. Oltre a protestare, c’è anche chi r ilancia. Lo fa il sindaco di Assisi che, con il crocifisso, negli uffici pubblici vorrebbe esporre anche il presepe, visto che, in tal senso, esiste pure una richiesta all’Unesco affinchè lo riconosca come patrimonio mondiale. La voce dei molti che vogliono che il crocifisso resti appeso nelle aule scolastiche si è fatta sentire anche attraverso il social network Facebook. In poche ore, il nuovo gruppo “Sì al crocifisso nelle scuole”, ha raccolto più di 24mila adesioni e attivato un indirizzo di posta elettronica (sialcrocifisso@ gmail.com) al quale inviare commenti. Mobilitato anche il mondo della cultura. Da ieri mattina, un grande crocifisso campeggia sulla facciata del teatro Vincenzo Bellini di Catania , che ha deciso di protestare così contro la sentenza di Strasburgo. Significativa anche l’esperienza di Marcello D’Orta, insegnante elementare nei quartieri difficili di Napoli e autore di “Io speriamo che me la cavo”. «Quando insegnavo a Secondigliano – ricorda il maestroscrittore – è stato proprio grazie all’immagine di quel crocifisso che tenevo in aula, che in qualche modo ho cercato di trasmettere a ragazzi che appartenevano a famiglie dell’uno e dell’altro clan, sentimenti di amore e rispetto per il prossimo. Almeno ci ho provato, proprio grazie a quell’ esempio, e in qualche caso ci sono riuscito». Reazioni contrarie alla sentenza europea arrivano anche dal mondo dell’impresa. Per esempio, Confcommercio Roma ha chiesto a tutti gli associati di esporlo nei propri negozi: «Se vogliono togliere i crocifissi dalle nostre scuole, vuol dire che li metteremo nelle nostre aziende». Infine, anche da Abano Terme (Padova), dove tutto è cominciato, si leva forte la voce del dissenso. A cominciare da quella del parroco del Duomo, don Antonio Toigo: «Laicità non è sottrazione ma moltiplicazione. Protesta chi il crocifisso non lo ha dentro». Anche il preside dell’Istituto comprensivo “ Vittorino da Feltre”, frequentato dai figli della signora che ha avviato la causa alla Corte europea, sottolinea che, dal 2002, anno del primo ricorso, nessuna altra famiglia ha chiesto di togliere i crocifissi dalle aule e questo «dimostra che l’integrazione e l’inserimento promossi dalla scuola hanno funzionato».
Paolo Ferrario
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