Il papàs Nicola Basta
Nel 1662 venne nominato arciprete di Spezzanello papàs Nicola Basta, che con vigore mostrò le trame che vennero ordite ai danni della comunità agricola e pastorale. Il Basta assunse l’incarico il 24 marzo, e già nello stesso anno venne recapitata alla Santa Congregazione di Propaganda Fide una prima richiesta sottoscritta da quaranta persone di Spezzano, con la quale si chiedeva l’introduzione del rito latino. La risposta fu negativa; era evidente che un documento sottoscritto da soli quaranta fedeli su una popolazione di circa mille abitanti rappresentasse la volontà di una esigua minoranza. Lo Spinelli imputò la scarsa adesione al documento all’opera di dissuasione operata dal Basta, per cui ne ordinò l’arresto. E non potendosi immediatamente eseguire la sanzione, il Basta fu costretto, con metodo coercitivo, a rinunziare all’arcipretura ed in seguito condotto alle carceri di Rossano, ove rimase rinchiuso per più di un anno.
Nello stesso 1661 una seconda lettera sottoscritta questa volta da più si settanta persone, tra le quali il Sindaco , rinnovava la richiesta, tra l’altro, che a Spezzano nessuno più conosceva il greco; questa notifica, invero pretestuosa, avrebbe dovuto presupporre da parte della popolazione la conoscenza della lingua latina. Per insufficiente motivazione la propaganda Fide investì della questione la Congregazione dei riti. Quest’ultima fu avvisata da alcune persone di Spezzano dei patimenti subiti dal Basta; costoro proposero, tra l’altro, l’istituzione di un economo latino dipendente dall’arciprete greco, allo scopo di tacitarne la minoranza filolatina. Anche il Basta scrisse alla stessa Congregazione supplicando la sua liberazione;di sicuro, però, egli non gradì la richiesta di un officiante latino avanzata dai suoi compaesani. Il Basta si dimostrò contrario ad ogni ingerenza latina all’interno della sua comunità ancora greca, perché era convinto che la presenza di elementi religiosi diversi avrebbero gradatamente fatto scomparire del tutto la spiritualità greca.
Nel 1644 la famiglia Spinelli potè contare sull’incondizionata amicizia del nuovo designato alla guida della diocesi di Rossano [viii] che, non appena insediatosi scrisse alla Congregazione di propaganda Fide, accusando il Basta di intorbidire le acque per impedirgli di avere le idee chiare su ciò che effettivamente succedeva a Spezzano. Ma rimase un dato di fatto incontrovertibile che la rinunzia dell’arcipretura estorta con la forza e non a mezzo della libera volontà non era valida e, pertanto, due armigeri del feudatario rinnovarono al Basta la volontà del loro Signore [ix] notificando che doveva rinunziare all’arcipretura.
Il Basta, pur stanco e provato, agitato nel profondo dell’animo, ebbe la forza di opporre un netto rifiuto, sostenendo di ritenersi ancora in grado di assolvere ai propri doveri per cui non intendeva assecondare un ordine che solo il Pontefice poteva impedirgli. Un tale atto di fede e coraggio costò al Basta la fuga in S. Lorenzo, dominio di altra Signoria. La stretta vicinanza di S. Lorenzo a Spezzano consentì, comunque, il 4 agosto 1666 che i due soliti armigeri, che due anni prima gli avevano proposto di rinunciare all’arcipretura, in ossequio alla volontà del feudatario, lo rapissero per condurlo a Terranova, dove per la prima volta il Basta si trovò al cospetto del suo aguzzino. Questi lo derise e poi gli fece soffrire i patimenti del carcere duro fino alla morte avvenuta il 31 agosto 1666.
Eterna sia la tua memoria
Eonìa i mnìmi aftù
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