"..Poiché uno è Iddio, uno anche il mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, colui che diede se stesso in riscatto per tutti..." 1Tim. 2,5
Molti settanti utilizzano questo passo della lettera di San Paolo Apostolo al suo discepolo Timoteo come una bandiera. Poiché esiste un unico mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù, è inutile secondo loro, anzi sarebbe addirittura un peccato, pregare qualcun altro che non sia lui nella fattispecie i santi del cristianesimo. Questa innovazione fu introdotta ai tempi della riforma protestante ma già serpeggiava lungo i secoli ed è frutto di una grossolana ignoranza.
Nessun cristiano ortodosso mette in dubbio che esista un unico mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù essendo vero Dio e vero uomo era l´unico che potesse salvarci: se fosse stato solo uomo il suo sacrificio sarebbe magari stato un grande esempio ma non sarebbe stato salvifico perché non collegato alla natura Divina redentrice, se fosse stato solo Dio non avrebbe potuto soffrire e quindi non ci sarebbe stato sacrificio. Ma ecco che nell´unione umano/divina in Cristo Gesù si realizza il sacrificio perfetto quello prefigurato nei sacrifici dell´antica alleanza, il suo è il vero sangue che ci redime una volta per sempre e ci lava dai nostri peccati. Il suo sacrificio è ben identificabile nello spazio e nel tempo, ma poiché unito alla natura Divina Eterna esso diventa, permettetemi le parole, a-temporale e a-spaziale. Esso supera i confini del tempo e dello spazio, supera i confini della natura materiale, per diventare eterno, efficace in ogni luogo, salvifico per ogni persona senza distinzione di razza, colore della pelle, lingua, cultura. Per questo esso è misticamente rinnovato quando celebriamo la Divina Liturgia, in ogni Liturgia esso non è ripetuto è lo stesso sacrificio che celebriamo poiché supera le barriere del tempo e dello spazio. Beh non la faccio più lunga credo che mi abbiate capito.
Cosa significa che Cristo è l´unico mediatore? Significa che in virtù del Santo Battesimo e della Crismazione noi siamo uniti a Cristo (Rm 6, 3 - 11) e in lui possiamo rivolgerci al Padre chiamandolo appunto "Abbà, Padre" (Mt 6,9 - 13) senza bisogno di nessun intermediario umano. Niente più sommi sacerdoti, sacerdoti o leviti che elevino suppliche al posto nostro, ora possiamo liberamente e pienamente rivolgerci a Dio Padre per mezzo di Cristo Gesù senza nessun intermediario umano, poiché quando noi preghiamo uniti a Cristo il Padre in noi non vede solo noi ma vede Cristo suo Figlio che "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil. 2,8). La Chiesa chiama tecnicamente questo dono che abbiamo "sacerdozio universale dei fedeli o dei battezzati".
Riflettiamo ora su cosa significhi essere uniti a Cristo, se siamo uniti a Lui in virtù del Battesimo e della Cresima, se possiamo rivolgerci al Padre chiamandolo "Abbà" significa che abbiamo tutti un unico Padre - Dio e siamo tutti fratelli in Cristo. Non prendiamo alla leggera questa realtà riflettiamo realmente su ciò che significa: siamo figli di uno stesso Padre, siamo tutti fratelli in Cristo, siamo tutti fratelli fra di noi. Ora tutti gli uomini sono fratelli fra di loro naturalmente poiché discendiamo dagli stessi progenitori, ma ancora di più siamo fratelli e materialmente e spiritualmente quando siamo uniti a Cristo. Questo significa che quando guardiamo l´altro guardiamo Cristo, quando facciamo del bene all´altro lo facciamo a Cristo, quando non facciamo del bene all´altro non lo facciamo a Cristo (Mt 25, 31- 46).
Non c´è più separazione e se la vediamo è solo per l´illusione dataci dai nostri sensi imperfetti e contaminati dal peccato, ma in Cristo siamo una sola carne ed un solo spirito. Ancora di più: le sofferenze dei nostri fratelli sono le nostre, le gioie dei nostri fratelli sono le nostre, le ansie, le preghiere, i successi, i carismi dei nostri fratelli sono i nostri. Tecnicamente la Chiesa chiama tutto ciò "la comunione dei Santi" quella stessa che professiamo durante la recita del Credo di Nicea-Costantinopoli durante la Liturgia. Beninteso la comunione dei santi non si esaurisce nella natura materiale presente, se siamo uniti a Cristo che "è lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8) e ieri, oggi e sempre i credenti in Lui erano/sono/saranno uniti a Lui, allora siamo uniti a tutti i credenti in Lui del passato, del presente e del futuro. Per questo, e ora arrivo al nocciolo della questione, per la nostra salvezza è necessario pregare e digiunare per vivere sempre di più uniti a Cristo, ma ancora meglio è pregare gli uni per gli altri (Gc 5, 16). Pregare gli uni per gli altri significa che il mio fratello è intercessore per me davanti al Trono dell´Altissimo in quanto unito a Cristo unico mediatore fra Dio e gli uomini. Pregare gli uni per gli altri significa che coloro che hanno vissuto nel passato, che sono morti uniti a Cristo, non sono morti realmente ma sono vivi (Lc 20, 37 - 38) e intercedono per noi, in virtù della comunione dei Santi, davanti al Trono dell´Altissimo (Sap. 3,1 - segg.).
Se noi su questa terra chiediamo preghiere ai nostri fratelli come non chiedere preghiere a coloro con cui siamo in comunione cioè i Santi che vivono ora in paradiso? (Lc 16, 22 e 23,42 - 43). Come non rivolgerci a Colei che è la più pura, la più santa, la Santissima Madre di Dio che da Cristo stesso nel suo discepolo prediletto ci è stata data per madre? (Gv 19, 25 - 27) Se il Signore ascolta le preghiere di noi peccatori che preghiamo gli uni per gli altri non ascolterà maggiormente le preghiere di coloro che sono insieme a Lui nella gloria? Come non ascolterà le preghiere della sua intemerata e casta Madre che intercede per noi? Mi vengono alla mente ora le immortali odi del nostro sommo poeta Dante Alighieri nel XXXIII canto del Paradiso:
Vergine Madre, figlia del tuo figlio
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz'ali.
Non c´è bisogno di commento, dopo questo cantico si capisce al volo qual è la vera devozione alla Vergine Maria al di là di ogni polemica dei settari.
Il mese di agosto è il mese mariano per eccellenza, è diviso in due dalla festa della Dormizione della Madre di Dio, me lo immagino come un monte sulla cui cima svetta una delle più grandi feste di tutta la Chiesa. In questo mese è tradizione recitare quotidianamente la supplica alla Madonna la prima quindicina e l´akathistos la seconda. È anche indicazione della Chiesa vivere un digiuno stretto dal 1° al 15 del mese. Preghiera e digiuno le due armi del cristiano unite assieme alla protezione della Theotokos. Quanto è duro salire su questo monte pregando e digiunando ma una volta in cima possiamo vedere il nostro destino eterno prefigurato nella Santissima Vergine prima fra i credenti, il suo destino di gloria è anche il nostro! Discenderemo da questo monte e porteremo nel cuore la gioia della nostra speranza cantando le lodi di Dio che ha operato meraviglie in Colei che è chiamata beata da tutte le generazioni (Lc 1, 48).
Fratelli e sorelle viviamo con devozione, amore e ascesi questo mese chiedendo l´intercessione della Madre di Dio per la salvezza nostra e dei nostri fratelli.
p. Seraphim, l´ultimo fra i monaci.
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