Ferragosto in Turchia. A messa sulla Montagna Nera
La celebra il patriarca di Costantinopoli, per la prima volta dopo molti anni, in uno storico monastero caduto in rovina, con migliaia di fedeli venuti anche da Grecia e Russia. Ma delle concessioni del governo turco i cristiani diffidano
di Sandro Magister
ROMA, 13 agosto 2010 – La notizia l'ha data a fine giugno l'agenzia "Fides" della congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli. Il 15 agosto, che per gli ortodossi è la festa della Dormizione della Santa Madre di Dio, il governo turco ha autorizzato la celebrazione di una messa in un luogo simbolo della fede cristiana d'Oriente, tanto della sua fioritura quanto del suo violento sradicamento: il monastero di Sumela o (in greco) della Madonna della Montagna Nera.
La concessione è stata accolta con sorpresa dalla comunità ortodossa, non solo in Turchia, dove i greco-bizantini del patriarcato di Costantinopoli sono ridotti a poche migliaia, ma anche all'estero, specie in Grecia e in Russia.
Resta comunque una concessione limitata a poche ore. La messa potrà essere celebrata una sola volta, all'esterno del monastero, davanti alle sue rovine.
Il monastero di Sumela, infatti, dopo aver resistito per quindici secoli alle tempeste della storia e dopo essere rimasto in vita anche durante il dominio ottomano, è stato svuotato e ridotto in rovina nel 1923, con la cacciata dei greci ortodossi dall'attuale Stato turco.
Da allora non vi si è più potuto celebrare. Il monastero, in piccola parte restaurato, è diventato meta di escursioni turistiche dalla vicina Trebisonda, la città sul Mar Nero nella quale un giovane musulmano, il 5 febbraio 2006, uccise il sacerdote cattolico Andrea Santoro.
Per il 19 agosto, il governo turco ha fatto una concessione analoga agli armeni. Ha autorizzato la celebrazione di una messa nella chiesa della Santa Croce di Akhtamar, su un'isola del lago di Van.
Anch'essa caduta in rovina, questa chiesa è stata restaurata nel 2007. Ma è stata sistemata a museo e finora non vi si è mai potuto celebrare.
Al patriarca armeno che chiedeva di apporre una croce sulla sommità della chiesa restaurata, le autorità turche hanno opposto un rifiuto. La chiesa doveva restare senza croce, senza campane, senza insegne sacre, senza pastori e senza fedeli. Alla cerimonia di fine restauro erano invece in gran mostra i ritratti di Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore del moderno Stato turco.
Alle messe di Sumela e Akhtamar del 15 e 19 agosto parteciperanno alcune migliaia di fedeli, molti dei quali provenienti dall'estero: un numero inusitato per la Turchia, culla del primo cristianesimo propagato da Paolo e per secoli terra cristiana fiorentissima, dove però oggi le Chiese – quel pochissimo che ne resta – non hanno nemmeno il riconoscimento giuridico.
Inoltre, lo scorso 5 agosto sono state riaperte al culto due chiese risalenti al IV e al VI secolo, nel villaggio di Yemisli nella regione di Mardin, nell'Anatolia sudorientale. Gli edifici sono stati restaurati da settantadue famiglie della comunità siro-ortodossa, che in Turchia conta circa 5 mila fedeli.
Le concessioni fatte in questo mese d'agosto dal governo di Ankara vengono interpretate come una mossa sullo scacchiere del problematico ingresso della Turchia nell'Unione Europea, impossibile in assenza di standard minimi riguardanti la libertà religiosa.
Ma a queste e ad altre parvenze d'apertura, continua ad accompagnarsi una massiccia e persistente chiusura. Uno dei motivi per cui le autorità turche osteggiano la libertà religiosa è il timore che, aumentando i luoghi di culto, vengano allo scoperto quei numerosi cristiani occulti, musulmani all'anagrafe, che si ritiene vivano nel paese.
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