venerdì 7 settembre 2012

Dal sito amico: Eleousa.net

 Messaggio del Patriarca Kirill


Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill ha inviato un messaggio in occasione del 200 ° anniversario della guerra del 1812.

Eminenti gerarchi, reverendi padri, fratelli e sorelle!

In questi giorni si celebra il 200° anniversario della guerra del 1812, durante la quale i nostri antenati combatterono contro l’invasione dei Galli e della "lingua diversa" - un enorme esercito, raccolto da ogni parte da Napoleone per conquistare l'Europa, un esercito guidato da un capo fino ad allora invincibile e potente.
Gli eventi di fine XVIII - inizi XIX secolo hanno scosso il Vecchio Continente: una profonda crisi spirituale, generata prima dalla rivoluzione francese del 1789, e poi dalla dittatura bonapartista e dalla guerra europea.
Per molto tempo la Russia è rimasta fuori da questi eventi. Per molto tempo ha cercato di trattenere l'assalto del nemico per via diplomatica e anche militare, chiedendo la misericordia di Dio di evitare i guai. E nel 1812, quando gli invasori oltrepassarono i confini del nostro Paese, le persone all'unisono hanno difeso la Patria.
La più grande indignazione che il popolo russo provò fu quando gli invasori si presero gioco delle reliquie e dei luoghi sacri, quando saccheggiarono i templi, profanarono gli altari. Le azioni compiute contro la Chiesa furono percepite dalla coscienza nazionale non solo come invasione della libertà e dell'indipendenza della Russia, ma anche come persecuzione dei cristiani.
Secondo i ricordi di quegli eventi, tutti – dai nobili ufficiali ai contadini partigiani si comportarono non solo come difensori della patria, ma soprattutto come difensori della fede. Le divisioni di classe, le differenze profonde tra cultura popolare e aristocratica scomparvero di fronte ad una minaccia comune, tutti si riconobbero ortodossi russi. Come indicato nel "Manifesto imperiale di ringraziamento a Dio per la liberazione della Russia dall'invasione del nemico", che l'imperatore Alessandro I firmò alla fine della guerra, "l'esercito, la nobiltà, il clero, i mercanti, la gente comune, in una parola, tutti, senza risparmiare i propri beni, la propria vita, si sentirono parte di una sola anima, l'anima coraggiosa e devota, ardente d’amore per la patria, così come per Dio".
Devotamente difesero la patria, i nostri antenati confidarono non solo sulla forza delle armi e sul numero dei soldati, ma anche sull'aiuto di Dio e sull'intercessione della Regina del Cielo. Pertanto, la vittoria sul nemico, che fu al di sopra di ogni sforzo umano, fu determinata dalla Divina Provvidenza.
Come si legge nello stesso manifesto, "senza nulla togliere al valore dell’esercito e dei loro comandanti, al quale va il merito di aver difeso la patria, e di altri leader e comandanti che si distinsero per zelo e fervore, e al coraggio delle nostre truppe, possiamo dire che le loro azioni furono al di sopra di ogni sforzo umano. Quindi, possiamo riconoscere in tutto questo il segno della Provvidenza di Dio. Ha abbattuto il Suo Santo Trono, e vedendo chiaramente la Sua mano, è stato punito il suo orgoglio e la sua malvagità piuttosto che la vanità della nostra vittoria, impariamo da questo esempio grande e terribile ad essere miti e umili, a seguire le leggi, non come ora questi profanatori delle chiese di Dio, i nostri nemici".
Mentre Napoleone, che cadde sotto il peso del suo orgoglio, disse che "lui era l'unico legittimo sovrano di tutto l'universo", i nostri antenati vedevano nella mano di Dio quello che stava accadendo. Ciò che è successo con Napoleone si può paragonare alle parole della Scrittura: "Ho visto l’empio trionfante, più alto dei cedri del Libano; sono passato, ed ecco, non c’era più" (Salmo 36, 35-36).
Purtroppo, anche oggi ci sono quelli che non hanno rispetto non solo per la parola "fede" ma anche per la parola "patria". Psicologicamente e ideologicamente sono più vicini ai figli della rivoluzione, che hanno invaso i nostri confini, che ai figli della Russia che hanno fatto loro resistenza. Tutto questo è la prova della debolezza spirituale. E questa debolezza può guarire se ricordiamo le pagine eroiche del passato, se sentiamo l’appartenenza alla grande eredità dei nostri antenati e come successori sentiamo le loro fatiche.
È 'importante ricordare questa lezione di storia, che abbiamo sperimentato nella guerra contro Napoleone, e l'eroismo di coloro che non si sono risparmiati per la salvezza della Russia. Secondo le parole di San Filaret, gli eroi del 1812 "con il sangue espiato hanno portato benefici per i posteri".
Questa memoria aiuterà molti a capire perché la profanazione di chiese e di luoghi sacri per la nostra gente è sempre stato il più grave reato morale.
Dio voglia che attraverso la fede ortodossa, che in ogni momento è il fondamento spirituale della vita del popolo, attraverso il rispetto per la storia nazionale e le tradizioni spirituali, i compatrioti prendano consapevolezza delle loro responsabilità davanti a Dio e alla storia e alle generazioni future.
In memoria della vittoria del nostro popolo sul nemico, e in segno di gratitudine al Creatore per la Sua misericordia, nella Cattedrale di Cristo Salvatore, così come in tutte le chiese della Chiesa ortodossa russa l'8 settembre di quest'anno (26 agosto, vecchio stile), sarà tenuto un "Moleben al Signore Dio in memoria della liberazione della Chiesa e dello Stato russo dall'invasione dei Galli e della loro diversa lingua".
Nel dare a tutti voi la benedizione di Dio, prego il Signore Gesù Cristo affinché gli eroi della Guerra Patriottica del 1812 possano riposare in pace in cielo, allo stesso modo renda noi degni eredi delle loro azioni, ci rafforzi nella fede e invii a tutti i Paesi della storica Rus’pace e prosperità.

+ Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia

(Fonte: Servizio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarhiya.ru)

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