giovedì 13 settembre 2012



6 Settembre

Memoria del Santo, Neo Ieromartire, Massimo Sandovich

San Massimo Sandovich nacque nel 1886 nel villaggio di Zhdenia nell'attuale frontiera della Polonia con la Slovacchia, nel territorio che, a quel tempo, era parte dell'Impero Austro-Ungarico. La sua fede fu manifesta sin dai primi anni. Quando era ancora studente, si alzava presto per leggere le preghiere e cantare gli inni della Chiesa nella sua stanza. Voleva diventare sacerdote o monaco e così, alla fine dell'istruzione secondaria (scuole medie o liceo), entrò come novizio in un monastero uniata della regione (la scuola dei monaci basiliani di Cracovia). Ma la vita di questo monastero lo deluse presto, e dopo tre mesi andò via per entrare nel Monastero di Pochaev in Ucraina, molto rinomato per la rigidità del suo typikon e per la vita spirituale dei padri, così come per la sua testimonianza alla tradizione Ortodossa. Quando Massimo era ancora un novizio, il Metropolita Antonio Kharapovitsky (1863-1936), visitò il monastero e chiese all'Abate di permettergli di prendere con lui un novizio da mandare nel suo seminario per farlo studiare con la prospettiva di ordinarlo sacerdote per mandarlo poi, a servire le comunità ucraine nella regione dei Carpazi, che dall'Unia erano ritornate all'Ortodossia. Fu scelto Massimo che dovette rinunciare al desiderio del suo cuore per la vita monastica e seguire il vescovo. Quando ebbe finito i suoi studi al seminario di Zhitomir, sposò una donna bielorussa e fu ordinato dal Metropolita nel 1911.
Il suo ministero pastorale ebbe inizio nella città di Grab, non lontano dal suo paese natale, dove celebrò la prima Liturgia Ortodossa da quando i Carpato-Russi avevano ceduto all'Uniatismo nel diciottesimo secolo. Fu arrestato durante una visita alla sua casa natale, condannato a otto giorni di prigione e pesantemente multato. Padre Massimo non fu turbato dall'accaduto e continuò a servire la Divina Liturgia nei villaggi circostanti, nonostante le pene imposte dai tribunali a padre Massimo e ai fedeli che lo avrebbero aiutato. Nel Marzo 1912, fu rimandato in carcere a Lvov perché accusato di essere ortodosso, di aver usato i libri di Chiesa scritti in russo e di aver collaborato con il nemico, così era considerata la Russia dalle autorità austro-ungariche. Nonostante le false accuse raccolte contro di lui, il maltrattamento e le molestie di ogni genere, quando lui e i suoi compagni si presentarono in udienza, furono giudicati innocenti. In cattive condizioni di salute, riuscì a far ritorno a Zhdenia. Ma, allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, fu nuovamente arrestato, insieme con sua moglie che era incinta, a suo padre e agli ortodossi del suo paese. Furono imprigionati a Gorlice, il capoluogo di contea. Il 6 settembre 1914, padre Massimo fu fatto uscire dalla sua cella e fu condotto davanti a un giudice che lo informò sommariamente che era stato condannato a morte. Fu fucilato nel cortile della prigione davanti agli occhi dei prigionieri ortodossi presenti. Mentre cadeva, il valoroso Martire di Cristo gridò: “Viva la Santa Ortodossia!”, al che, uno dei suoi carnefici, preso dall'ira, si precipitò e lo accoltellò. Il suo corpo poté essere trasportato a Zhdenia sono nel 1922, dove fu deposto vicino alla chiesa. Da allora, i pellegrini affluirono in gran numero alla sua tomba. La venerazione di san Massimo, come immagine vera della loro identità etnica e religiosa, crebbe tra gli Ortodossi Carpato-Russi, specialmente durante gli anni della loro deportazione.

Per le sue preghiere, Signore Gesù Cristo Dio nostro, abbi misericordia di noi e salvaci. Amin.

L'11 settembre 1994, a Gorlice, la Chiesa Ortodossa di Polonia ha canonizzato Padre Massimo come primo santo del popolo carpato-russo. La cerimonia ha visto riuniti, intorno a S.E. Basilio metropolita di Varsavia, numerosi preti e circa seicento fedeli venuti da Polonia, Slovacchia, Ucraina, Canada, Stati Uniti. Il Sinodo della Chiesa ortodossa di Polonia ha fissato la memoria liturgica di San Massimo Sandovich questo prete martire il 6 settembre, data della sua morte. Per i carpato-russi, in effetti, San Massimo Sandovich è il simbolo dell'attaccamento alla fede dei Padri e il testimone del martirio del popolo ortodosso.

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