Lettera del primate della Chiesa
ortodossa russa a sua Santità il patriarca Bartolomeo a proposito delle
azioni anti-canoniche compiute dal Patriarcato di Costantinopoli in
Ucraina
Patriarchia.ru, 31 dicembre 2018
In risposta alla lettera di sua Santità il
patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, in cui quest'ultimo ha
informato della "reintegrazione" degli scismatici ucraini e della
"cancellazione" del documento di oltre 300 anni fa sul trasferimento
della metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca,
della convocazione a Kiev di un "concilio locale" per riprendere in
comunione comunità non canoniche, così come l'intenzione di fornire nei
prossimi giorni l'autocefalia stabilita in questo incontro, sua Santità
il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha inviato una lettera
in cui ha espresso profondo dolore, sconcerto e indignazione in
relazione alle azioni anticanoniche del Patriarcato di Costantinopoli.
A sua Santità il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli
Vostra Santità,
Con profonda sofferenza, sgomento e
indignazione, ho letto la sua lettera, nella quale mi informa degli
ultimi atti della Chiesa di Costantinopoli: la sua entrata in comunione
con le comunità non canoniche dell'Ucraina; la "revoca" della gramota
del Patriarca di Costantinopoli Dionysios IV, che trasferì la metropolia
di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca; la convocazione a
Kiev di un "concilio locale" delle comunità non canoniche ricevute in
comunione da lei; l'elezione da parte loro del "primate della nuova
chiesa autocefala dell'Ucraina"; l'intenzione, nei prossimi giorni, di
concedere lo status di Chiesa locale autocefala alla comunità da lei
istituita.
La riunificazione degli scismatici con la
Chiesa sarebbe stata una grande gioia sia per gli ortodossi
dell'Ucraina, sia per tutto il mondo ortodosso, se fosse avvenuta in
conformità con i requisiti del diritto canonico, in uno spirito di pace e
dell'amore di Cristo. Ma l'attuale processo politicizzato di
unificazione forzata è lontano dalle norme e dallo spirito dei sacri
canoni. È accompagnato da un mostruoso miscuglio di menzogne e, già ora,
di violenze contro l'autentica Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Ora,
questa è la Chiesa di milioni di fedeli ucraini, che lei ha riconosciuto
come canonica in tutti gli anni del suo ministero, fino a tempi
recenti, mentre ora fa finta che non esista, e che non esista altro che
singole diocesi che tornano sotto il suo omoforio.
I suoi consiglieri l'hanno convinta che i
vescovi della Chiesa ortodossa dell'Ucraina erano presumibilmente
pronti a sostenere il progetto politico delle autorità di Kiev, e che
una parte significativa, decine di vescovi canonici, erano
presumibilmente in attesa della sua benedizione per lasciare la loro
Chiesa.
Io l'ho avvertita più volte che la stavano traendo in errore.
Ora può convincersene. Nel cosiddetto
"concilio locale" che lei ha convocato, sotto la presidenza di tre
persone – il suo rappresentante [il metropolita Emmanuel di Francia, ndt],
il "patriarca" impostore (ora chiamato "patriarca onorario") Filaret
Denisenko e il capo laico del governo ucraino Petro Poroshenko – hanno
partecipato solo due dei 90 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina. Ciò
che lei chiama "concilio locale" è diventato un'assemblea di scismatici
sotto la copertura della santa Chiesa di Costantinopoli. E che cosa
sarebbe, se non la legalizzazione dello scisma ucraino, che lei aveva
promesso pubblicamente di non consentire?
Nelle sue decisioni, fa riferimento alla
volontà del popolo ortodosso dell'Ucraina che a suo dire avrebbe
richiesto l'interferenza della Chiesa di Costantinopoli. Eppure è
proprio la volontà della stragrande maggioranza del clero e dei fedeli
che hanno un vero spirito ecclesiale in Ucraina, che ha indotto
l'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina a non rispondere ai
suoi inviti e a rifiutare di partecipare al cosiddetto "concilio
d'unificazione" dello scisma ucraino. Dei due vescovi della Chiesa
ortodossa ucraina che ha ricevuto nella suaa giurisdizione in spregio
dei cannoni, solo uno era vescovo diocesano, il metropolita Simeon.
Ma il clero e i fedeli della sua diocesi
non hanno accettato il suo atto. Dopo che il metropolita Simeon è stato
giustamente sospeso a divinis dal Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina,
tutti i monasteri della diocesi di Vinnitsa e la stragrande maggioranza
delle sue parrocchie con il loro clero sono rimasti soggetti al nuovo
arcivescovo Varsonofij di Vinnitsa e Bar. Attualmente, le autorità
locali stanno facendo pressioni sul clero della diocesi, minacciando i
sacerdoti di repressioni, ma il clero, i monaci, le monache e i fedeli
non vogliono essere in comunione con un vescovi che ha tradito loro
stessi e la loro chiesa. Anche il metropolita Aleksandr, da lei citato, è
stato sospeso a divinis dal Sinodo di Kiev, ed sotto la sua autorità
c'era una sola chiesa nella cui comunità è sorto un conflitto, mentre il
clero della chiesa in maggioranza ha rifiutato di concelebrare con il
metropolita sospeso.
La decisione di principio dei vescovi
della Chiesa ortodossa ucraina di rifiutare di partecipare allo
pseudo-concilio da lei riunito non si spiega con una mitica "pressione
da Mosca" – che sarebbe impossibile nelle attuali condizioni politiche –
ma dall'unità degli arcipastori con il loro clero e i loro fedeli. Né
la flagrante interferenza delle autorità ucraine nella vita interna
della Chiesa, né la pressione del governo che si è manifestata ed è
aumentata più volte negli ultimi mesi, può contrastare una tale unità.
Non la si può abolire con un singolo tratto di una matita.
Nella sua lettera, intraprende il
tentativo di rivedere il significato di una serie di documenti firmati
nel 1686 dal suo predecessore il patriarca Dionysios IV e dal Santo
Sinodo della Chiesa di Costantinopoli.
Non c'è mai stata disputa, nel corso di
centinaia di anni, tra le nostre Chiese sul contenuto di questi
documenti storici. E ora dichiara "la revoca" della gramota patriarcale e
sinodale, poiché "le condizioni esterne sono cambiate". Le avevo
proposto una discussione su tale questione con l'aiuto di autorevoli
storici, teologi e specialisti di diritto canonico. Lei ha rifiutato,
sostenendo la mancanza di tempo. Posso solo esprimere rammarico che le
sue decisioni distruttive per l'unità ecclesiale comune, dipendano tanto
da fatti "esterni", vale a dire le condizioni politiche, che lei non ha
paura di dichiarare apertamente . La sua lettera contiene la solita
ripetizione di affermazioni molto controverse su "la responsabilità
esclusiva di concedere l'autocefalia" presumibilmente riservata alla
Chiesa di Costantinopoli e il diritto a ricevere appelli da altre Chiese
locali, in conformità al "contenuto spirituale" dei Canoni 9 e 17 del
Concilio di Calcedonia.
Una serie di obiezioni da parte
autorevoli commentatori del diritto canonico contrasta con la sua
comprensione dei diritti di appello al trono di Costantinopoli. Così
scrive il notevole canonista bizantino Ioannis Zonaras: "Il [patriarca]
di Costantinopoli è riconosciuto giudice, in generale, non su tutti i
metropoliti, ma solo su quelli a lui soggetti. I metropoliti di Siria,
Palestina, Fenicia, Egitto, non sono giudicabili, contro la loro
volontà, dal suo giudizio. Infatti, i siriani sono soggetti al giudizio
del patriarca di Antiochia, palestinesi al giudizio del patriarca di
Gerusalemme, e gli egiziani al giudizio del patriarca di Alessandria,
dal quale sono ordinati e da cui dipendono". Le Chiese ortodosse locali
oggi non le riconoscono più un tale privilegio. Ma appropriandosi
illegalmente di tale diritto, non si è nemmeno preso la briga di
osservare le norme canoniche che definiscono le azioni della parte che
riceve l'appello.
È un fatto noto che Mikhail Denisenko, il
cosiddetto "patriarca di Kiev", ha continuato il suo ministero dopo le
sanzioni ecclesiastiche che l'hanno colpito e dopo la sua scomunica
dalla Chiesa, con la quale si è privato del diritto d'appello e, in
conformità con le norme di base del diritto canonico, ha condannato se
stesso. Lei ha espresso il suo accordo sulla deposizione di Denisenko,
nonostante lei avesse già ricevuto il suo appello.
In una lettera al patriarca Alessio II di
Mosca e di Tutta la Rus' il 31 agosto 1992, lei ha dichiarato: "La
nostra Santa e Grande Chiesa di Cristo, riconoscendo, su questo tema, la
pienezza della competenza esclusiva della vostra santa Chiesa russa,
accetta la decisione sinodale su quanto sopra, non volendo creare alcuna
difficoltà alla vostra Chiesa sorella".
Il Santo Sinodo della Chiesa di
Costantinopoli non ha preso in considerazione i molteplici problemi
della successione canonica e della moralità dei "gerarchi" ricevuti in
comunione. E questo nonostante il fatto che in precedenza, la Chiesa di
Costantinopoli avesse riconosciuto l'importanza di affrontare queste
tematiche per rimediare allo scisma ucraino e aveva ricevuto a tale
proposito le informazioni necessarie nel corso delle discussioni tra le
delegazioni delle nostre Chiese. Tale precipitazione e tale mancanza di
riflessione nell'esame dell'appello degli scismatici ucraini sono
testimoniate dal fatto che, per decisione del suo Sinodo, è stato
"restaurato" nel rango episcopale Makarij Maletich, ex primate della
"Chiesa autocefala ucraina" scismatica.
Nella gramota patriarcale ufficiale, lo
chiama "ex metropolita di Leopoli", e in tale veste era presente al
cosiddetto "concilio d'unificazione". Ora, Makarij Maletich si era unito
allo scisma come sacerdote della Chiesa canonica, e non ha mai ricevuto
una consacrazione episcopale canonica. La sua "consacrazione", così
come le "consacrazioni" di una parte importante del suo "episcopato"
della sedicente "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" accolta nella
comunione con la Chiesa di Costantinopoli, risalgono attraverso i suoi
predecessori a un vescovo ridotto allo stato laicale che ha compiuto
queste "ordinazioni" assieme all'impostore Victor Chekalin, ex diacono
della Chiesa ortodossa russa, che non ha mai nemmeno ricevuto
l'ordinazione sacerdotale. La ricezione nella comunione della Chiesa di
tali persone, senza esaminare le circostanze menzionate, mina la
successione canonica e porta a conseguenze gravi e distruttive per
l'Ortodossia nel mondo intero.
Nel corso dei secoli, la Chiesa russa è
stata profondamente grata alla santa Chiesa di Costantinopoli per il suo
contributo all'edificazione dell'Ortodossia nel mondo, per il suo ruolo
nell'illuminazione cristiana della Rus' pagana, per il suo aiuto allo
sviluppo delle tradizioni del monachesimo e dell'istruzione spirituale.
Ma ora, i nostri fedeli, sia in Ucraina che in altri paesi, sono
amaramente delusi dal fatto che la Chiesa Madre storica non ascolta le
loro voci. Centinaia di migliaia di firme di fedeli ucraini a sostegno
della Chiesa ortodossa ucraina, che chiedono di non minare la sua unità,
hanno raggiunto la sua residenza. Le autorità ucraine hanno cercato di
impedire la consegna di queste lettere e lei le ha ignorate. E ora non
vuole sentire la voce della Chiesa ortodossa ucraina in preda a nuove e
serie prove. Già ora, arcipastori e chierici in Ucraina sono chiamati a
interrogatori sotto falsi pretesti, sono esercitati ricatti su di loro,
le loro famiglie sono minacciate, sono effettuate perquisizioni nelle
loro chiese e nelle loro case, si fanno pressioni sulle loro famiglie e
sui loro bambini.
Da alcuni giorni, è entrata in vigore una
legge, il cui scopo è di privare la Chiesa ortodossa ucraina del suo
nome, per prendere con la forza le sue chiese sotto le spoglie di un
"trasferimento volontario di comunità".
È così che lei vede l'unione degli
ortodossi dell'Ucraina? Ho parlato con lei faccia a faccia, e anche in
presenza di alcuni testimoni. Ora, quando tutti questi piani sono in
gran parte realizzati, mi rivolgo a lei, forse per l'ultima volta, di
fronte a tutta la Chiesa ortodossa. Agendo così, guidato dal
comandamento di nostro Signore Gesù Cristo: "Se il tuo fratello ha
peccato, va' e riprendilo tra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai
guadagnato tuo fratello. Ma se non ti ascolta, prendi una o due persone
con te in modo che l'intera faccenda sia risolta di fronte a due o tre
testimoni. Se rifiuta di ascoltarvi, dillo alla Chiesa; e se rifiuta di
ascoltare anche la Chiesa, che sia per te come un pagano e un
pubblicano" (Mt 18,15-17). I dittici dei santi patriarchi di
Costantinopoli contano decine di grandi nomi di teologi, asceti e
insegnanti di pietà. I santi Gregorio il Teologo, Giovanni Crisostomo,
Proclo, Flaviano il Confessore, Giovanni IV di Costantinopoli, Tarasio,
Metodio, Fozio e molti altri, hanno glorificato con il loro ministero la
santissima Chiesa di Costantinopoli. Ma ci sono stati anche quelli che
l'hanno disonorata. Non inserisca il suo nome fino ad ora rispettato tra
gli ingloriosi vescovi si Costantinopoli come Nestorio, gli iconoclasti
Anastasio, Giovanni VII e Teodoto, gli uniati Giuseppe II, Metrofane II
il Matricida e Gregorio III Mammas. Abbandoni ora la comunione con gli
scismatici, rinunci alla partecipazione all'avventura politica della
loro legalizzazione. E allora, l'autentica Chiesa ortodossa ucraina con a
capo sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta
l'Ucraina la benedirà, mentre la storia la terrà nella sua memoria tra i
gerarchi del Trono di Costantinopoli che, nelle circostanze politiche
più difficili, hanno saputo come non compromettere la dignità della
Chiesa e preservare la sua unità.
Se lei agisce in conformità con le
intenzioni esposte nella sua lettera, perderà per sempre l'opportunità
di servire l'unità delle sante chiese di Dio, cesserà di essere il primo
nel mondo ortodosso, che conta centinaia di milioni di fedeli, mentre
le sofferenze che ha causato agli ortodossi ucraini la seguiranno al
tremendo giudizio del Signore imparziale e testimonieranno al suo
cospetto contro di lei.
Prego con tutto il cuore che questo non accada. Non è ancora troppo tardi per fermarsi.
+ Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Rus'
(Tratto del sito del nostro padre e confratello Ambrogio di Torino: http://www.ortodossiatorino.net)
(Tratto del sito del nostro padre e confratello Ambrogio di Torino: http://www.ortodossiatorino.net)
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