Un testo inedito del XIII secolo:Discorso di Nicola,prete tarantino:In difesa dei Matrimoni Greci e del Mattutino Pasquale
25 gennaio 2012 alle ore 12:56
Discorso
di Nicola, prete tarantino, contro coloro che deridono i Greci a motivo
delle corone che vengono poste sul capo degli sposi e sulla sinassi che
avviene fuori della chiesa la notte della resurrezione del nostro
Signore Gesù Cristo
Nella via delle tue testimonianze mi sono rallegrato come per un grande tesoro [58] , dice
Davide. Fratelli, aver cura di porre a fondamento della nostra mente le
divine ed ispirate Scritture è salvezza e beneficio; lo stesso Dio-uomo
usò sempre la divina Scrittura a conferma delle sue veracissime parole:
infatti, la prima volta che parlò a Satana che lo tentava usò le
Scritture con il Non tenterai il tuo Dio ed il Non di solo pane vivrà l'uomo ed anche con il Temerai il Signore Dio tuo ed a Lui solo presterai culto [59], tutte frasi dei libri di Mosé e parole dell'antica legge. Rivolgendosi ai Giudei poi diceva, Chi crede in me, come disse la Scrittura, dal suo seno usciranno fiumi d' acqua viva [60] . Anche Paolo, l'apostolo del Signore, cosa dice riguardo a Cristo? Che
morì per eliminare i nostri peccati secondo le Scritture e che fu
sepolto e che risorse al terzo giorno secondo le Scritture. Tutte le
cose che furono profetizzate lo furono a nostro insegnamento e perché
avessimo speranza dalle Scritture per perseverare ed essere consolati
[61] Vedi come le Scritture divinamente ispirate sono definite
consolazioni? Esse sempre rallegrano l'anima di colui che in loro si
diletta: Le tue consolazioni, dice Davide, rallegrarono la mia anima
[62] e l'evangelista Luca a sua volta, dopo il pasto simbolico del
pesce nel giorno della divina Ascensione, come riporta ciò che venne
detto agli apostoli sugli avvenimenti necessari per la salvezza? Questi, dice,
sono i discorsi che vi tenevo, quando ero ancora con voi; che conveniva
che tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosé e nei profeti e
nei salmi fossero adempiute. Allora egli aperse la loro mente per
intendere le Scritture [63] . Nessuna differenza corre tra
l'animale privo di intelletto e l'estraneo alle divine Scritture,
sopra, sotto e in ogni parte. Le divine Scritture forniscono il sostegno
della nostra divina e veracissima fede.
Tutte queste cose le
diciamo contro i Latini schernitori e derisori delle corone usate dai
Greci nei matrimoni. Ascolta il motivo per cui gli sposi
convenientemente sono incoronati ed i mariti giustamente, al momento
dell'incoronazione, sono cinti di spada oppure sono rivestiti del
felonio; dapprima c'è l'antenato di Dio, Davide: Di gloria e di onore lo hai coronato [64] ; quale
gloria o quale onore possiede lo sposo privo di corona o non sai che
l'incoronazione degli sposi prefigura un sacramento fin dal principio
rivelato da Dio? Come infatti la prima coppia nell'Eden fu allora
benedetta dal Dio di tutto il creato, dal quale si sentì dire il Crescete e riempite la terra,
così anche adesso gli sposi nel secondo paradiso, cioè nella santa
Chiesa, sono incoronati dal sacerdote il quale, inoltre, nell'incoronare
gli sposi esclama ad alta voce e dice: Il Padre incorona, il Figlio benedice, lo Spirito santo santifica.
Ed ancora, i nostri progenitori Adamo ed Eva rifulsero con la tunica
intessuta da Dio prima della trasgressione, risplendono anche adesso e
mandano bagliori gli sposi, per prima cosa per la tunica del divino
battesimo e per lo splendore delle virtù e certamente, io dico, per
l'ornamento delle vesti nuziali. Nel paradiso i progenitori ricevettero
da Dio creatore di tutti il potere su tutte le creature visibili; nel
nuovo paradiso, cioè nella Chiesa, lo sposo riceve visibilmente dal
sacerdote, invisibilmente da Dio, la benedizione insieme alla potestà
sulla propria moglie; alla stessa maniera anche lei riceve la potestà
sul proprio marito, come dice Paolo: il marito, infatti, non è
padrone del proprio corpo, ma sua moglie ne dispone, ed allo stesso modo
la moglie non è padrona del proprio corpo, ma ne dispone suo marito
[65] . Sarebbe allora una dissociazione che siano sposati senza corona
coloro che Dio, datore di corona, ha fatto l'uno per l'altra, dal
momento che come dice Paolo, è Dio che unisce la donna all'uomo.
Inoltre, nel ventesimo salmo, Davide, l'antenato di Dio, a sua volta
dice chiaramente: Ponesti sul suo capo una corona di pietra preziosa [66]. O
latino, se è vero che il salmo parla di Gesù Cristo nostro Signore,
esso ha per oggetto anche i Cristiani: il Padre pose sul capo del suo
Figlio consustanziale una corona di pietra preziosa, quella cioè della
forza onnipotente, e pone anche sul capo degli sposi una corona di
pietre preziose, certamente quella della temperanza e della purezza.
Colui che rende partecipi del santissimo Spirito i credenti nel Figlio, a
maggior ragione rende partecipi gli sposi delle divine corone. Il
sapientissimo Salomone dice: Uscite, figlie di Sion, e andate a
vedere il re Salomone con la corona con la quale sua madre lo ha
incoronato nel giorno delle sue nozze, nel giorno della gioia del suo
cuore [67]. Anche se queste parole sono riferite a Cristo,
l'autentico principe della pace (con esse Salomone indica proprio la
venerabile passione e la corona di spine che la sinagoga della
trasgressione pose sul capo del Dio-uomo Cristo il giorno delle sue
nozze, cioè della nostra salvezza; quella, infatti, fu il suo sposalizio
e la gioia del Suo cuore), certamente, caro Latino, esse significano
anche i credenti in Cristo che si sposano nella Chiesa cattolica e
apostolica, e non più nella sinagoga ebraica. E questo per quanto
riguarda le corone.
Adesso dobbiamo parlare delle
spade di cui si cingono gli sposi laici. Leggi, signor Latino, il salmo
44 e vi troverai il versetto: O prode, cingiti la tua spada al fianco, tua gloria e tua magnificenza [68] . Comprendi,
dunque, o latino, che la divina Scrittura si riferisce non solo a
Cristo, ma anche a tutti coloro che credono in Lui. Nella spada, dunque,
io riconosco la stessa venerabile croce di Cristo; quando infatti fu
crocifisso, Egli era bello per la bellezza della sua immacolata carne
insanguinata sulla croce. Allo stesso modo, quindi, lo sposo è adornato
dalla fascia della spada e al contempo manifesta la sua autorità ed il
suo potere su tutti coloro che vivono nell'adulterio, nella dissolutezza
e nell'immoralità. I mariti appartenenti al clero, che invece si
rivestono del felonio, manifestano lo splendore del sacro rito e la
letizia che esso produce: Si rallegri infatti, dice il sapiente Isaia, la mia anima nel Signore; Egli mi ha rivestito del manto di salvezza, eccetera [69]. Taci
dunque, taci, illustre Latino, infatti tutto ciò che pratichiamo noi
Greci, sia nei matrimoni che in tutte le altre funzioni della santa
Chiesa è certissimo e regolarissimo, perché queste cose non sono state
inventate da noi adesso, ma l'incoronazione nelle nozze, il cingersi
della spada ed il rivestirsi del felonio li abbiamo ricevuti dai divini
padri del concilio di Nicea. sono ciò che rende il matrimonio onorato e
senza macchia il talamo, ciò che rende simili i figli ai polloni
dell'ulivo, lo sposo al buon agricoltore che sa coltivare la sua buona
terra, cioè sua moglie, la quale, a sua volta, è paragonata ad una vite
feconda. Sarebbe perciò ingiusto e irregolare che la coppia si sposasse
senza corona: come potremmo riconoscere allora la differenza tra una
dissoluta ed una moglie casta, se non per mezzo dell'incoronazione del
matrimonio? E se non sei d'accordo neppure su questo, fa' attenzione e
fatti persuadere dal profeta Davide, che ad ogni uomo che si sposa dice:
Ecco così sarà benedetto l'uomo che teme il Signore: Ti benedica il
Signore da Sion e tu possa vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni
della tua vita, e i figli dei tuoi figli [70]. La vedi la
grandezza della benedizione (nuziale) e delle corone? Come! sei
diventato così istruito e non comprendi quello che si dice presso tutti
gli uomini: che agli Elleni fu data da Dio la sapienza, come in ogni
tempo a coloro che la ricercano, secondo quanto dice Paolo. Egli scrive
infatti: I Giudei vogliono i miracoli e gli Elleni cercano la sapienza [71] .
Queste cose abbiamo scritto, per quanto ci era possibile, sugli sposi incoronati nelle nozze, sulle spade e sul felonio.
Dobbiamo
dunque ordire un discorso anche sulla processione intorno all'edificio
sacro che noi Greci compiamo nella sinassi della santa Pasqua al
mattutino. Tu, signor Latino, devi prestare attenzione: nel salmo 47 il
profeta Davide dice: Gioisci monte Sion, esultino le figlie di Giudea a motivo dei tuoi giudizi, Signore. Circondate Sion e accerchiatela [72],
eccetera. La vedi, signor Latino, la gioia per la resurrezione di
Cristo? "Gioisci", dice, "o monte Sion", che è la Chiesa di Cristo:
Sion, infatti, vuol dire casa di Dio. Sion può anche essere l'intero
popolo cristiano a Dio gradito, come dice il profeta Geremia a nome del
Dio-uomo Cristo: Abiterò tra loro e vi camminerò [73] . Pertanto,
la Chiesa di Cristo per il diavolo e i demoni rappresenta la
distruzione e l'affogamento dell'inferno, mentre per gli adoratori del
Dio Verbo è segno di salvezza e di esultanza. Infatti, come le anime
degli infedeli sono tormentate nell'inferno, così, senza alcun dubbio,
nella santa Chiesa sono tormentati i demoni e sono affogati i peccati,
perché in essa gli uomini sono battezzati ed illuminati nel corpo e
nell'anima, assumono gli immacolati sacramenti di Cristo e divengono
partecipi della condizione e del godimento degli angeli. La processione
intorno alla chiesa, allora, come si è detto, è il simbolo della
sconfitta dell'inferno. Infatti il sacerdote, stando all'esterno della
chiesa e proclamando a voce alta il Cristo è risuscitato dai morti,
insieme al popolo che è con lui, manifesta il segno della tremenda
discesa all'inferno del Salvatore, ed al tempo stesso della sua
vittoria, dal momento che, come ti abbiamo detto, il sacerdote è segno e
figura di Cristo.
[58] Ps 118, 14.
[59] vd. Mt 4, 4-10.
[60] Gv 7, 38.
[61] I Cor 15, 3-4 + Rom 15, 4.
[62] Ps 93 (94), 19.
[63] Lc 24,
44-45. Nicola assegnava questi versetti alla giornata dell'Ascensione,
probabilmente confondendosi, dato che il vangelo di Luca faceva avvenire
lo stesso giorno Resurrezione e Ascensione. Ma i
commentatori, sia in Oriente che in Occidente, come Teofilatto di
Ocrida (Commento a Luca, PG 123, c. 1125B) e Beda il venerabile (In
Lucae evangelium expositio, PL 92, c. 633A), preferirono assegnare al
giorno della Resurrezione l'episodio citato da Nicola e tutto il
capitolo 24 di Luca, con l'esclusione dei versetti conclusivi (24,50-53), che vennero riferiti all'Ascensione, collocata quaranta giorni dopo la Pasqua, armonizzando il racconto con l'apporto di Atti 1,2-3.
[64] Ps 8, 6 (= Ebr. 2, 7).
[65] I Cor 7, 4.
[66] Ps 20 (21), 3.
[67] Cant 3, 11.
[68] Ps 44, 3.
[69] Is 61, 10.
[70] Ps128, 4-5.
[71] I Cor 1, 22.
[72] Ps 47 (48) 12-13.
[73] In realt� è cit. di II Cor 6, 16 (= Lv 26, 12 secondo i LXX), ma ci sono effettivi richiami a Ger 31 (38)
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