Prestiamo particolare attenzione alle parole “per essere visti” (Mt 6,5), poiché nessuna cosa è bella solo per l’apparenza, come se esistesse solo in apparenza e non nella realtà. Ingannando l’immaginazione non ci rappresenta l’oggetto fedelmente e realmente. Come nei teatri gli attori drammatici non sono quello che dicono né quello che appaiono dalla maschera loro imposta, così anche tutti quelli che simulano, colle apparenze, la rappresentazione della bellezza non sono giusti, ma sono i buffoni della giustizia, che interpretano da soli la loro parte nel proprio teatro che sono le sinagoghe e gli angoli delle piazze.
Chi invece non è ipocrita ma, deposto ogni estraneo manto, si prepara ad esser gradito nel suo teatro di gran lunga migliore di ogni altro, entra nella propria cameretta, dove, oltre alla ricchezza accumulata, ha rinchiuso un tesoro di sapienza e di scienza. E non guardando affatto fuori, né stando a contemplare le cose esteriori, chiusa ogni porta dei sensi onde non esser tratto dalle sensazioni né dalla loro immagine ed aver oppressa la mente, prega il Padre che vede e non abbandona questo segreto tabernacolo, anzi vi pone la sua dimora insieme all’Unigenito. Dice infatti: “Io e il Padre verremo da lui e faremo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
E’ chiaro che, se preghiamo in questo modo, intercederemo non solo presso il giusto Iddio ma anche presso Dio come Padre che non ci abbandona, essendo noi suoi figli, ma è presente nel nostro nascondimento e volge ad esso lo sguardo ed accresce la ricchezza della nostra cameretta, purché ne abbiamo chiusa la porta.
Origene
“La preghiera”, ed. Città nuova, pp. 101-102
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