Messaggio di Kirill, Patriarca di Mosca
XVIIIe Colloque œcuménique international de spiritualité orthodoxe
TRADUCTION ITALIENNE
DU MESSAGE DU PATRIARCHE CYRILLE
AUX PARTICIPANTS DU COLLOQUE
16 agosto 2010
Ai partecipanti e agli ospiti
del XVIII simposio internazionale di spiritualità ortodossa
“Comunione e solitudine”
8-11 settembre 2010, Bose
Onorabile padre Enzo Bianchi!
Pregiati organizzatori e partecipanti al simposio!
Saluto cordialmente tutti i partecipanti al XVIII simposio internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dalla comunità monastica di Bose e dedicato al tema: “Comunione e solitudine”.
Tanto la solitudine, l’allontanamento dal mondo, quanto l’apertura alla comunione con il prossimo sono da sempre considerate necessarie pratiche spirituali sul cammino della salvezza. Il Salvatore stesso ci diede esempio di armonica unione di vita comune e solitudine, quando predicando il Vangelo con i suoi discepoli si allontanò in un luogo desertico per una preghiera personale (Lc 6,16). Anche agli apostoli il Signore consigliò di pregare in solitudine : “Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto” (Mt 6,6).
La dialettica di comunione e solitudine si manifestata in modo chiarissimo nella storia del monachesimo cristiano. Come sappiamo, la vita monastica germogliò all’inizio del IV secolo in forma di eremitaggio, e la stessa parola ‘monaco’ significa ‘solitario’. I primi monaci, come i santi Paolo di Tebe, Antonio il Grande, Macario il Grande, Simeone lo Stilita furono solitari asceti del deserto, allontanatisi dal mondo per la ascesi spirituale e la contemplazione divina. Ma quella luce della Grazia divina cui miravano questi santi attirava ad essi migliaia di seguaci alla ricerca della perfezione spirituale. La stessa definizione di servizio monastico già nei tempi antichi ebbe qualcosa di paradossale: “Il monaco è colui che, staccandosi da tutti, resta in unità con tutti”.
Il monachesimo comunitario, sorto dopo quello eremitico, ebbe grande diffusione in Russia. L’eremitaggio era praticato anche nella Chiesa Russa, e molti santi russi iniziarono la loro ascesi in severa solitudine. Però i santi Sergio di Radonesh, Pafnutij Borovskij, Sergio e German di Valaam, Zosima e Savvatij delle Solovski non ritennero mai questa forma di vita spirituale come l’unica possibile, ma, volendo condividere la propria esperienza ascetica con i fratelli, fondarono dei monasteri con statuto comunitario. Nel monachesimo russo vi è sempre stata la ricerca di un equilibrio tra vita comune e solitudine, per la consapevolezza che sia l’allontanamento dalle seduzioni del mondo, sia il servizio comunitario avessero pari importanza nella vita del cristiano.
Le vite di san Serafino di Sarov, di Teofane il Recluso e degli starec di Optina Pustyn rappresentano grandi esempi di sintesi armonica tra solitudine e comunione, e questa sintesi è stata benefica e salvifica per molte anime. I grandi pensatori russi Chomjakov, Kireevskij, Dostoevskij e Solov’ev visitarono Optina Pustyn alla ricerca di saggi consigli spirituali. Tramite loro gli starec influirono su tutta la cultura russa, imbevendola di pure immagini di santità cristiana. I tesori spirituali della letteratura della filosofia della musica russa, che ancora oggi attirano persone in tutto il mondo, sorsero anche sul terreno dell’ascetismo e dell’apertura comunitaria del monachesimo russo.
Riteniamo che anche la cultura contemporanea, di fronte al pericolo di una completa secolarizzazione, priva di principio spirituale, abbia bisogno del benefico influsso degli asceti cristiani dei nostri giorni. Il mondo deve vedere che i doni dello Spirito Santo, trasfiguranti la vita umana, anche oggi abbondano tra coloro che cercano di vivere secondo il Vangelo, come tra gli uomini di preghiera dei secoli passati. La loro esperienza spirituale, costituitasi nella comunione con Dio e con gli uomini, è capace di ispirare tutti coloro che cercano la verità e tendono al perfezionamento spirituale.
Auguro ai partecipanti del XVIII Simposio internazionale di spiritualità ortodossa un lavoro proficuo e benedetto.
KIRILL,
PATRIARCA DI MOSCA
E DI TUTTA LA RUSSIA
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