ANONIMO CALABRESE
[apologia]
Codice Vaticano Greco 316
La  mia patria, o fratelli, è stata la provincia di Calabria, che si trova  nella parte meridionale dell'Italia, [e i miei genitori erano] ricchi sì  nel corpo ma non molto nell'anima; infatti aderivano all'eresia dei  Latini. Tuttavia, spinti da Dio stesso, mi misero fin dalla tenera età a  [ studiare] soprattutto le scienze sacre, crebbi in mezzo ad esse per  grazia di Dio, e così compresi esattamente come i Latini siano  adulteratori e trasgressori della tradizione degli apostoli e dei padri,  osando empiamente confondere le proprietà delle tre ipostasi ed  insegnando due processioni del santissimo Spirito. Perciò non cessavo  mai dal discutere con i loro sapienti, dimostrando per mezzo della  divina Scrittura e dell'insegnamento dei padri che si erano allontanati  ed estraniati dalla fede ortodossa e provavo con  stringenti sillogismi che essi ora penzolavano verso l'eresia di  Sabellio ora verso quella di Macedonio; quelli invece che non potevo  incontrare perché vivevano troppo distanti da me, tentavo con lettere e  scritti di trarli fuori dall'eterodossia. Dicevo infatti loro, tra le  altre cose, che noi non diciamo che la processione sia una specie di  fuoriuscita o effusione o flusso fisico o liquido, ma che essa è la  modalità stessa dell'essere, secondo la quale esso è senza principio,  poiché ha l'essere dalla Causa (il Padre), allo stesso modo della  generazione del Figlio. Infatti, Questi è Unigenito, e tale è anche la  processione dello Spirito; dunque, come è assurdo affermare che vi siano  due generazioni del Figlio secondo la divinità, così è del tutto empio e  blasfemo sostenere due processioni del santo Spirito. Perciò i loro  capi mi trattavano come un nemico ed un deviato e mi dichiaravano a  tutti eretico ed eterodosso. Tutti, quindi, mi  evitavano con orrore e paura e non cessavano dal colpirmi con insolenze  ed attacchi. Per non dire tutto, tenteremo di chiarire con questo  discorso perché me ne andai da lì. Narrare infatti nei particolari  quello che mi hanno fatto patire, necessiterebbe di troppo tempo e di  troppo spazio. Il papa aveva mandato in Italia degli inquisitori per  indagare sui Greci, e se ne avessero trovato uno che non aderiva ai  dogmi latini, avrebbero dovuto mandarlo al rogo. Giunti che furono nella  nostra città, ed informatisi sul mio conto [........] meditando per  l'indomani di trascinarmi al loro tribunale e di farmi bruciare come  eretico incallito. Considerando che se avessi abiurato avrei perso la  vita futura che ancora non mi ero acquistato, e se resistevo quella  presente, non volendo perdere né quella né questa per amore del corpo,  prima di andare al loro cospetto, a sera fuggii in anticipo. E così,  giunto fino a voi guidato dal favore di Dio, [ rendo grazie]  a Dio che mi ha ritenuto degno di quella fuga e di unirmi a voi; a  gloria di Dio, al quale spetta l'adorazione nei secoli dei secoli, amìn.
 
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