Comunione ai divorziati?
C’è un documento segreto
E’ stato il teologo Paul Zulehner,
docente di Teologia pastorale all’Università di Vienna e amico del
cardinale Christoph Schönborn, a tornare all’interno della prestigiosa
rivista cattolica nordamericana U.S. Catholic sulla questione del
divieto per i divorziati risposati di accedere alla comunione. “A porte
chiuse” dice, “i vescovi austriaci hanno lavorato su un nuovo documento
pastorale sul divorzio”. Il testo “non è stato reso pubblico ma sembra
sia stato spedito a Roma per approvazione. Quale sarà il risultato
finale?”. Zulehner non sa rispondere, ma dice: “La chiesa cattolica
universale dovrebbe imparare dalle chiese ortodosse” che hanno la
potestà di togliere l’impedimento di legame, “come raccomandava il
cardinale Franz König – arcivescovo di Vienna dal 1965 al 1985, ndr –
quasi 50 anni fa”.
Zulehner dice che in Austria la situazione è drammatica : i consigli pastorali delle parrocchie sono pieni di laici separati divorziati che spingono per accedere all’eucaristia. E dice che oggi anche Joseph Ratzinger sarebbe vicino a un ripensamento – secondo Zulehner dello stesso avviso sarebbero anche i cardinali tedeschi Walter Kasper e Karl Lehmann – almeno per i “casi limite”. Ovvero per quei casi che più di trenta anni fa dettagliò in un documento il vescovo ausiliare di Vienna, Helmut Krätzl: quando il matrimonio è stato sciolto da un tempo abbastanza lungo da rendere irrealistica una riconciliazione; quando chi ha contribuito allo scioglimento del primo matrimonio si è pentito e ha cercato di fare ammenda delle sue azioni; quando il secondo matrimonio è vissuto in un regime di integrità morale certa. Il “documento Krätzl” venne firmato anche da König e inviato all’ex Sant’Uffizio. Per anni König ricevette pressioni dalle anime conservatrici del Vaticano perché lo ritirasse. Ma, disse, “anche se lo ritirassi ciò che abbiamo scritto continua a rimanere vero”.
Non ci sono prove per dire che Ratzinger sia in sintonia con Krätzl e con le sue richieste. Ma ciò non significa che il Papa non stia pensando a nuove soluzioni: “Il problema è difficile e deve essere approfondito” ha detto più volte Ratzinger il quale, durante il viaggio in Germania, nonostante la richiesta di molti fedeli di avere parole in merito, non ha detto nulla. Lo scorso 30 novembre però è stato l’Osservatore Romano a dire qualcosa rilanciando un suo scritto del 1998, con in calce una nota che riporta le parole da lui dette in merito ai preti aostani nel 2005. “Una nota importante”, dice Sandro Magister, “perché riguarda proprio un punto sul quale Benedetto XVI ritiene si possa aprire un varco al generale divieto della comunione”. Il Papa ammette che ci sono matrimoni che i tribunali ecclesiastici non riconoscono come nulli seppure sia ferma convinzione di uno dei due coniugi che quel matrimonio sia oggettivamente nullo. In questi casi occorrerebbe un ripensamento, dice il Papa. Poi il secondo varco: quello del matrimonio contratto tra battezzati non credenti. E’ il loro matrimonio davvero sacramentale? Disse il Papa ad Aosta che è “dolorosa” la condizione di coloro che non credenti si sono sposati in chiesa e che poi, trovandosi in un nuovo matrimonio non valido, si convertono e sono esclusi dall’eucaristia. Se davvero si possa trovare qui un momento di invalidità perché al sacramento manca una dimensione fondamentale non oso dire. Io personalmente lo pensavo, ma il problema deve essere ancora approfondito”.
Zulehner dice che in Austria la situazione è drammatica : i consigli pastorali delle parrocchie sono pieni di laici separati divorziati che spingono per accedere all’eucaristia. E dice che oggi anche Joseph Ratzinger sarebbe vicino a un ripensamento – secondo Zulehner dello stesso avviso sarebbero anche i cardinali tedeschi Walter Kasper e Karl Lehmann – almeno per i “casi limite”. Ovvero per quei casi che più di trenta anni fa dettagliò in un documento il vescovo ausiliare di Vienna, Helmut Krätzl: quando il matrimonio è stato sciolto da un tempo abbastanza lungo da rendere irrealistica una riconciliazione; quando chi ha contribuito allo scioglimento del primo matrimonio si è pentito e ha cercato di fare ammenda delle sue azioni; quando il secondo matrimonio è vissuto in un regime di integrità morale certa. Il “documento Krätzl” venne firmato anche da König e inviato all’ex Sant’Uffizio. Per anni König ricevette pressioni dalle anime conservatrici del Vaticano perché lo ritirasse. Ma, disse, “anche se lo ritirassi ciò che abbiamo scritto continua a rimanere vero”.
Non ci sono prove per dire che Ratzinger sia in sintonia con Krätzl e con le sue richieste. Ma ciò non significa che il Papa non stia pensando a nuove soluzioni: “Il problema è difficile e deve essere approfondito” ha detto più volte Ratzinger il quale, durante il viaggio in Germania, nonostante la richiesta di molti fedeli di avere parole in merito, non ha detto nulla. Lo scorso 30 novembre però è stato l’Osservatore Romano a dire qualcosa rilanciando un suo scritto del 1998, con in calce una nota che riporta le parole da lui dette in merito ai preti aostani nel 2005. “Una nota importante”, dice Sandro Magister, “perché riguarda proprio un punto sul quale Benedetto XVI ritiene si possa aprire un varco al generale divieto della comunione”. Il Papa ammette che ci sono matrimoni che i tribunali ecclesiastici non riconoscono come nulli seppure sia ferma convinzione di uno dei due coniugi che quel matrimonio sia oggettivamente nullo. In questi casi occorrerebbe un ripensamento, dice il Papa. Poi il secondo varco: quello del matrimonio contratto tra battezzati non credenti. E’ il loro matrimonio davvero sacramentale? Disse il Papa ad Aosta che è “dolorosa” la condizione di coloro che non credenti si sono sposati in chiesa e che poi, trovandosi in un nuovo matrimonio non valido, si convertono e sono esclusi dall’eucaristia. Se davvero si possa trovare qui un momento di invalidità perché al sacramento manca una dimensione fondamentale non oso dire. Io personalmente lo pensavo, ma il problema deve essere ancora approfondito”.
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