Una breve riflessione sull’ Incontro Nazionale delle Chiese Ortodosse presenti in Italia svoltosi a Roma il 26 di Novembre 2010
Una breve riflessione sull’ Incontro Nazionale delle Chiese Ortodosse presenti in Italia svoltosi a Roma il 26 di Novembre 2010 sul tema "L'Ortodossia in Italia oggi"
Io c’ero e c’ero e ci sono stato con speranza e moderato ottimismo (conosco molto bene le dinamiche di casa mia ) consapevole che la capacità di annuncio cristiano dei cristiani ortodossi in Italia - nonostante noi stessi e in forza solo del Nostro Signore- sta tutta nella misura concreta, reale, credibile di unità e nella pastorale e nella dinamica liturgica e ecclesiale che sapremo dare.. proporre. . far vedere.
Questa unità pastorale che è esito direi ovvio dell’unità teologica , sacramentale, di professione di fede tra chiese sorelle che si riconoscono da sempre nell’evento dell’Una ed Indivisa e nella forza niceno- costantinopolitana, necessita di due direttrici pastorali .L’incontro ha fatto vedere – seppur come iniziale possibilità – queste due direttrici ..La concretezza storica di ciascuna chiesa ortodossa come radicata da tempo nel territorio italiano ( e tutte le relazioni hanno toccato questo tema a partire dalla prima affidata all’Arcivescovo Innocenzo di Korsun pastore delle chiese ortodosse del Patriarcato di Mosca in Italia con il suo lungo excursus della storia dlela presenza di questa chiesa in Italia).
Accanto a questa prima direttrice (direi identitaria…) emerge – certo fa anche problema , ma emerge – il ministero di servizio , la diakonia del Patriarcato Ecumenico in Italia attraverso la nostra Arcidiocesi e l’opera pastorale del Metropolita Gennadios.
Ecco -anche per un solo istante senza fare ermeneutica alcuna dei canoni sinodali e concilari- questo ministero di spinta all’unità ..questo servizio di diakonia crocifissa che da sempre il patriarca Bartolomeo I vive e tramanda è iscritto proprio come immediatezza ..una sorta di controcanto ..Al rischio che c’è.....che esiste..della chiusura localistica quasi filetistica di ciascuna chiesa…( i russi per i russi..i rumeni per i rumeni etc..) il ministero costantinopolitano in italia ricorda la ricchezza del plurale, la forza della multiculturalità ortodossa, ricorda in primis a se stesso e alle chiese sorelle che l’Ecumenico Patriarcato certamente usa la lingua greca nobile nel suo essere liturgia ed orante ma non è per niente la Chiesa di Grecia ..Si candida ad essere il centro del servizio e di diakonia di questo plurale e per questo plurale.
Certamente momenti ecclesiali ( e non tanto e non soltanto ecclesiastici) di raccordo pastorale devono essere trovati, forse anche – nella libertà dello Spirito che soffiando dove vuole protegge la Chiesa - inventati.. intuiti abbozzati disegnati dentro un territorio.. lungo il quotidiano ..nei momenti forti dell’anno liturgico nel reciproco aiuto tra chiese sorelle a livello di servizi lungo un medesimo territorio ma –come con lucida chiarezza ha anche espresso il nostro vicario generale l’Archimandrita Evangelos - accettare che ad oggi ..anche a domani e forse a dopodomani la prospettiva forte di " un popolo solo…un solo territorio. .un vescovo" è ancora lontana ma non è più un tabù ..E’ la prospettiva che la presente generazione di cristiani ortodossi in Italia consegna alla prossima e la consegna non come una vuota espressione ma all’interno dell’esperienza panortodossa dei Consigli Episcopali panortodossi di territorio, d' Italia e Malta nel nostro caso.
Ecco l’esperienza dei Consigli e del nostro Consiglio è appena iniziata e va quindi costruita anche perché da qui e fino alla convocazione del sinodo panortodosso tale esperienza sarà il luogo pubblico, pastorale, ecclesiale e quindi teologico ed ecclesiologico dove i cristiani ortodossi attraverso i loro vescovi impareranno l’unità pastorale e dove – ed è qui ancora una volta grande il servizio , il ministero e la responsabilità del valore costantinopolitano ( in fondo in Dio tre volte santo Costantinopoli non è soltanto categoria dello spirito ma è ecclesialmente oggi un valore aggiunto.. un servizio totale) insieme esprimeranno il kerigma apostolico ai cristiani ortodossi di ogni gens, e a quanti –senza proselitismo ma in libertà di cuore- vorranno ascoltare il segno dell’una ed Indivisa.. Ecco i Consigli episcopali – per quanto struttura storia e quindi provvisopria- sono chiamati ad essere per il tempo della loro esistenza luogo teologico ,luogo di carità, luogo visibile di unità.
E –ma questa è mia opinione- potrebbe anche essere provvidenziale e necessario che all’interno poi di singoli frammenti di territorio.. di specifiche zone l'’esperienza del Consiglio episcopale divenga evento di micro-consigli di decanato e/o di vicariato ..l’unità pastorale concreta e resa visibile .Qui sta il ruolo profetico di presidenza da parte dell’Ecumenico Patriarcato attraverso la nostra Arcidiocesi lungo il territorio.
Il nostro Patore il Metropolita Gennadios ha vissuto qui in Italia l’intero suo quarantennio di episcopato..Ecco a mio avviso Egli è appena agli inizi..Ne ha già visto di tanti e di tante ma se lo Spirito soffia e soffia forte per l’edificazione all’unità io credo e spero che il Pastore Gennadios nell’esercizio della sua presidenza ne possa ancora vederne altrettante ..Siamo appena agli inizi..Il vento di primavera ,quello sottile..quello fresco e lieto all’unità sta veleggiando per tutti noi e non accetta ostacoli localistici e nazionalistici…
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