«Solo Dio e la bellezza della liturgia ortodossa hanno riempito il vuoto della mia vita»
Claire Gibault
Claire Gibault è nata nel 1945 a Le Mans, in Francia. Ha imparato il pianoforte e poi il violino prima di formarsi come direttrice d’orchestra. Ha conosciuto una prestigiosa carriera internazionale: Lione, Italia, Europa poi gli Stati Uniti. Alla fine degli anni Ottanta, ha abbracciato l’ortodossia e adottato due bambini. Dal 2004 al 2009 è stata deputata del Parlamento europeo facendo parte della commissione cultura ed educazione e quella dei diritti delle donne. Qui un estratto dell’intervista che ha reso alla rivista francese “Prier” sul suo percorso spirituale.
Lei si data interamente alla musica, da subito.
Claire Gibault: La mia passione per la musica risale all’infanzia. Mio padre è stato il mio primo professore di solfeggio al conservatorio di Le Mans. Sotto la sua guida, complice ma rigorosa, direi severa, sono cresciuta nell’apprendimento delle note e di uno strumento, il pianoforte a cinque anni, poi il violino due anni dopo [...] La musica era per me un secondo linguaggio, in quanto ero di temperamento silenzioso. Mi permetteva di comunicare con mio padre e soprattutto di esprimere le mie emozioni e di farmi molti amici [...] Altrimenti esternavo poco i miei sentimenti.
Poi è diventata direttrice d’orchestra. Un’altra maniera di esternare?
Claire Gibault: Diciamo che questo mestiere mi ha permesso di esprimere il mio temperamento di leader [...] All’inizio puntavo a una carriera di violinista concertista ma [...] la mia professoressa, donna eccezionale, mise fine a questo sogno scoprendo in me alcuni problemi psicomotori che mi avrebbero impedito di divenire virtuosa [...] Ho deciso allora per la carriera di direttrice d’orchestra. Nel 1958… una scelta rara per una ragazzina di appena 13 anni.
Lei ha avuto una carriera prestigiosa in Europa, poi negli Usa. Sembrerebbe una vita appagata.
Claire Gibault: E’ all’Opera di Lione che ho veramente imparato il mestiere, grazie al mio incontro con Claudio Abado. Ci sono rimasta 25 anni e poi da lì sono partita per l’Italia dove ho diretto alla Scala di Milano, all’Opera di Firenze, a Bologna, poi in Gran Bretagna, a Londra ecc. [...] Sono riuscita a far trionfare la mia voglia di perfezionismo cosa che mi spingeva finanche a mostrarmi crudele: se qualcuno suonava male nell’orchestra, lo rimpiazzavo a costo di farlo soffrire [...] In apparenza, quindi, ero appagata e la mia vita artistica appassionante, ma qualcosa restava incompleto in me.
Che cosa le mancava?
Claire Gibault: All’alba dei quarant’anni, sentivo dentro di me un grande vuoto. Non avevo figli, il mio compagno non ne voleva, e la mia vita di donna mi sembrava sminutia. Inoltre, la mia lotta per la gloria, il potere e il denaro erano fonte di frustrazioni, amarezza, disperazione, a causa dell’egocentrismo, del narcisismo, della megalomania che, in questo tipo di mestiere, mina le relazioni. E’ allora che ho scoperto l’ortodossia… dopo una lunga ricerca nella psicanalisi e poi nella chiesa cattolica. Una domenica, andando in una parrocchia ortodossa a Parigi, ho sentito una dolcezza e una gioia incredibili, luminose. In questa liturgia, tutto mi parlava: la lingua, la forza dei canti che colmavano la musicista che era in me così che mi sentivo parte integrante del tutto. E durante la comunione, ho sentito la presenza di Dio, amorevole e guaritrice. Questa liturgia cantata mi comunicava il gusto del Mistero.
Cosa ha scoperto nell’ortodossia?
Claire Gibault: Per gli ortodossi la preghiera non è qualcosa d’astratto, di mentale. Così, durante gli uffici, il corpo è messo in moto da frequenti prosternazioni chiamate “metanìe” in relazione con la respirazione, il soffio. L’incenso sollecita l’odorato; la musica e i canti ad alta voce, una grande apertura… La preghiera del cuore o preghiera di Gesù, poi, mi fa passare dall’intelletto al cuore, cioè verso un’interiorità che favorisce l’ascolto dello Spirito Santo. Questa preghiera permette di respingere i pensieri nefasti, pieni di orgoglio, di asprezza o di amarezza che lasciamo entrare in noi. Forte di queste scoperte, ho abbracciato l’ortodossia nel 1984, a 39 anni. Sulla scia di questo evento, ho adottato due bambini di Togo, José nel 1988 ed Elisa nel 1991.
Il suo percorso ha generato in lei una trasformazione. Infatti, lei ha interrotto la sua carriera per diventare deputata europea.
Claire Gibault: Questa dimensione corporea della spiritualità mi ha portata all’incarnazione. Ciò ha cambiato la mia maniera di dirigere l’orchestra. Fino a quel momento, infatti, dirigevo con la parte alta del corpo, in maniera piuttosto cerebrale come fossi divisa in due. Ho cercato sempre di più l’intregralità del mio essere. La mia direzione ne è risultata più sensuale, più docile, più rotonda. Mi sono sentita riunificata, pacificata nel mio rapporto con la musica. Anche i rapporti con i musicisti sono cambiati. Ho imparato ad ascoltare meglio il loro punto di vista e ad armonizzare le loro proposte. Con una vera dolcezza, ben più efficace dei modelli di autorità su cui mi ero appoggiata [...]
Cosa è essenziale per lei oggi?
Claire Gibault: La preghiera, perché, secondo san Serafino di Sarov, “scopo della vita è acquisire lo Spirito Santo”. Pregare senza posa per non scoraggiarmi davanti alle mie imperfezioni, le mie passioni e i mie problemi irrisolti. Lavorare sull’ego. In dodici anni, il mio padre spirituale, padre Syméon (scomparso nel 2009), mi ha sempre ripetuto che bisogna tenersi sulla cresta della disperazione. Lo sento ancora dirmi: “Pazienza. Pazienza. Pazienza, amore e umiltà”. Collego le sue parole al consiglio di San Silvano: “Mantieni il tuo spirito agli inferi e non disperare”.
C’è qualche consiglio che vuole dare ai lettori?
Ripetere la preghiera di Gesù “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi misericordia di me, peccatore”, con lo spirito, il cuore, le labbra e, se possibile, ad alta voce: incarnarla con una grande dolcezza, con un ritmo regolare, ovunque ci si trovi, non importa in che occasione, per porre tutte le proprie azioni, tutta la propria vita sotto lo sguardo di Dio. Questa preghiera ci aiuta a guarire dalla schiavitù delle nostre passioni, a liberarci dei pensieri negativi, a cercare l’umiltà e ad andare al di là della nostra preghiera individualista per raggiungere una comunione più ampia. Permette di unificare il corpo, il cuore e lo spirito. Così, se la preghiera ci unisce a Dio, dovrebbe anche ravvicinarci agli uomini.
Quali altre prieghiere ama?
Re sovraceleste, Paraclito, Spirito di verità, Tu che sei in ogni luogo e tutto ricolmi, scrigno di bene e datore di Vita, vieni e sii con noi e purificaci da ogni macchia e salva o Tu che sei buono le nostre anime. Amo questa preghiera per la sua bellezza: sottolinea che nessuna preghiera è possibile senza la potenza dello Spirito Santo. Poi, amo la preghiera di Sant’Efrem che si ripete quotidianamente durante il periodo di Quaresima. Essa ci aiuta ad esaminare i punti negativi della nostra esistenza poiché ci dona le chiavi di una possibile metanìa (trasformazione). Le metanìe, prosternazioni, che vengono compiute durante questa preghiera ci ricordano che il nostro corpo deve essere riportato alla sua vera funzione, ovvero quella di tempio dello Spirito.
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