La preghiera del cuore
pubblicata da Roberto Valeriani Ropa il giorno mercoledì 12 gennaio 2011 alle ore 16.56
Che cos’è la preghiera? Dare un definizione definitiva alla parola preghiera è molto difficile, già è difficile definire le cose materiali figurarsi quelle spirituali. Ad esempio se mi chiedono di descrivere la Malva dirò che è un pianta tipica della famiglia delle Malvaceae, dalle larghe foglie verdi, dal fiore violaceo a cinque petali, con un fusto resistente e ramificato…ma per chi non l’ha mai vista è difficile immaginarsela, se invece porto un esemplare o una fotografia subito la riconoscete. Così è anche per la dimensione spirituale, vi posso parlare di Dio, spiegandovi chi è o meglio cosa non è, cioè parlando di Lui in maniera non affermativa: Dio è immortale, cioè non mortale, Dio è infinito cioè non finito, possiamo parlare di Dio anche in maniera affermativa dicendo che Dio è onnipotente, onnisciente, perché queste categorie superano la ragione umana. Ma più di tutto in Cristo Gesù possiamo vivere la Vita Divina, vivendola la comprendiamo in una maniera semplice e chiara che incredibilmente supera la nostra ragione umana e limitata. Il Figlio coeterno del Padre, la Seconda Persona della Santissima Trinità, si è incarnato, si è fatto uomo nel grembo purissimo della Vergine Maria perché l’uomo potesse diventare dio, perché l’uomo potesse nuovamente vivere la Vita Divina, quella vita a cui era destinato fin dalla creazione del mondo e che col peccato originale era diventato difficile da raggiungere. Dio ontologicamente parlando è infinito, irraggiungibile nella sua natura ma, come ci ricorda la Sacra Scrittura e la Tradizione dei Santi Padri, è possibile partecipare alla sua vita tramite le sue Divine Energie Incerate. Come vivere nella vita divina? Cercando la comunione con Dio, avendo una relazione personale con lui, questa relazione si chiama preghiera.
Quando ero piccolo e andavo al catechismo mi insegnarono che la preghiera è “l’elevazione della mente a Dio”, verissimo, ancora la preghiera è una esigenza, un bisogno interiore: non credo esista o sia mai esistita nella storia dell’uomo una religione in cui la preghiera non abbia avuto un posto principale, così è nel cristianesimo. Oserei dire che la preghiera è un richiamo, un ricordo arcaico, una esigenza del nostro animo che ci fa trascendere da questa natura materiale fatta di opposti e che ci ristabilisce nella nostra vera natura, nella Natura Divina, dalla quale i nostri progenitori si staccarono col peccato originale.
Nel mondo moderno la preghiera è stata accantonata per un po’ di tempo, quasi disprezzata dalla cultura “alta” quella che in russo si chiama la “visoko kulturnij”, la cultura dei sapienti del mondo e devo dire che questa crisi si è trasmessa anche in quegli strati di popolazione che per secoli sono stati lo “zoccolo duro” della vita spirituale. Ma la preghiera è anche il cibo, la bevanda, il respiro dell’anima e questa esigenza è insopprimibile nel cuore dell’uomo. Vedete possiamo stare qualche minuto senza respirare poi moriamo, possiamo stare qualche giorno senza bere, possiamo stare qualche settimana senza mangiare ma poi moriamo, idem se non preghiamo possiamo vivere la vita materiale ma il nostro intimo, la nostra anima, il nostro spirito pian piano muoiono per inedia, spesso si sente un malessere interiore è il nostro spirito che ci avvisa di essere arrivato alla frutta e chiede cibo spirituale.
Questo disagio, questa fame interiore porta l’uomo moderno a ricercare la vita spirituale in ogni ambito, sempre più spesso al di fuori delle religioni e chiese “storiche “ e “istituzionali” per ricercare vie nuove in quel fast food del sacro tipico della cultura “new age” e “next age” che normalmente si chiama “karma cola” una sorta di supermarket del sacro dove la singola persona può ricercare e trovare la via che più gli aggrada, via che per inciso ti spiega tutti i benefici senza mai le controindicazioni pericolose, certe volte per alcune “esperienze spirituali” dovrebbero mettere fuori l’indicazione come per le sigarette: “Nuoce gravemente alla salute spirituale.” La preghiera del cuore detta anche del nome è entrata, suo malgrado, in questo vortice spiritual consumista.
Cos’è e dove nasce la preghiera del cuore? Nelle religioni antiche abbiamo grandi esempi di preghiera, se mi chiedessero di portare un esempio mi verrebbe subito in mente l’inno ad Aton del faraone Akhenaton che ha ispirato anche il salterio biblico, oppure mi viene in mente l’inno ad Iside scritto da Apuleio e contenuto nel suo libro “Le metamorfosi ovvero l’asino d’oro”. Se mi chiedessero esempi di preghiera nella Vecchio Testamento il mio pensiero va a Mosè e al suo famoso cantico che si canta durante la veglia del Grande Sabato in cui si ricorda l’uscita dal Mar Rosso, mi viene in mente la preghiera della madre del profeta Samuele o della madre dei Maccabei, il salterio del profeta e re Davide, gli esempi sono molteplici. Più vicini a Cristo, parlando temporalmente, abbiamo quei due meravigliosi inni scaturiti dal cuore del profeta Zaccaria padre di San Giovanni Battista e il magnificat della Santissima Vergine Maria, ancora abbiamo la preghiera del santo vecchio Simeone e l’esempio della profetessa Anna che: “da quando era rimasta vedova non si allontanava dal tempio per servire Dio con digiuni e preghiere” come ci dice il Vangelo di Luca. Volete sapere che cos’è la preghiera? Andate a leggere quelle preghiere, guardate gli esempi di vita di questi grandi santi ed è come se vi mostrassi la foto della malva. Volete conoscere ancora di più cos’è la preghiera? Seguite il loro esempio cioè cercate di vivere una vita spirituale.
E nell’ambito della storia della Chiesa? Qui bisogna considerare che nei primi tre secoli numerose sono state le persecuzioni contro i cristiani, questo costringeva ad avere una forte ed intensa vita spirituale, perché in ogni istante c’era il pericolo di morire di morte violenta, di diventare martiri (testimoni fino al sangue) di Cristo. Vedo la stessa cosa per gli ortodossi che vivono qui in occidente, i miei parrocchiani mi dicono che qui la “Credinza – la Fede è forte” bisogna che sia forte se no rischiamo di non essere più ortodossi ma di diluirci in un grande mare del religioso senza nessuna specificità. Mente per assurdo nei paesi a maggioranza ortodossa questo pericolo non c’è e si vive magari una vita spirituale minore. Con l’avvento al trono dell’imperatore Costantino e l’editto di Milano del 313 la religione cristiana viene dichiarata lecita. La fila dei credenti in Cristo si ingrossa anche di persone che diventano cristiane per convenienza politica o sociale, soprattutto coi successivi imperatori: la Fede rischia di appiattirsi, e la religione cristiana di diventare una religione “del mondo” come l’antico paganesimo. Il Signore manda perciò un nuovo martirio nella Chiesa, un nuovo esempio di martirio: il monachesimo. Non è che il monachesimo sia una novità, esso si trova anche al di fuori dei confini del cristianesimo, e biblicamente parlando è connesso all’antico sacerdozio profetico: quello di Elia, di Eliseo, di Giovanni il Battista, della profetessa Anna che viveva nel digiuno e nella preghiera la sua vita, ma dal 4° secolo in poi esso diventa forte nella vita della Chiesa e direi indispensabile sia nei tempi di persecuzione che in quelli di pace: è il monachesimo che sostiene la Chiesa! Vediamo in tutte le epoche storiche che i nemici della Chiesa, che vogliono la sua distruzione, iniziano col chiudere i monasteri con la scusa che i monaci non fanno niente per il mondo e vivono nell’ozio. Sanno bene che chiudendo i monasteri la Chiesa perde la sua linfa vitale, la sua ossatura per scadere in una “religione del mondo”.
Il monaco infatti è morto per il mondo e muore al mondo, intendendo per mondo tutte le potenze visibili e invisibili che ci allontanano da Dio, ma proprio per questo suo martirio – testimonianza il monaco è unito in Dio ad ogni essere vivente, conferma nella Fede, intercede, illumina i credenti che vivono nel mondo. Il fondamento del monachesimo è l’esichia, cioè la pace, la quiete che è ricercata dai monaci sia esteriormente, vivendo in luoghi deserti e solitari, sia interiormente dedicandosi ad una ascesi ogni giorno più forte e una preghiera ogni giorno più profonda.
Dall’esperienza monastica nasce la preghiera del cuore, essa è ripetuta, unita al respiro, concentrando l’attenzione prima sulla voce, poi quando la voce si stanca sulla mente e anche quando la mente si ferma sul cuore dal quale essa sgorga ad un certo punto naturalmente come una fontana zampillante di acqua fresca e pura. Essa è fatta di poche parole:
“Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.”
In essa troviamo condensati vari aspetti:
1) L’invocazione del nome di Gesù, nel quale come ci ricorda San Paolo c’è salvezza e davanti al quale si prostrano tutte le potenze sia celesti, sia terrestri che infere. Quel nome nel quale Gesù stesso ci ha detto di pregare il Padre perché “Qualunque cosa chiederete nel mio nome il Padre ve la concederà..”
2) “Nessuno” – dice sempre l’apostolo Paolo “può dire che Gesù è il Signore se non sotto l’azione dello Spirito Santo” questa preghiera ci pone principalmente sotto la sua azione.
3) “Figlio di Dio” è la professione di Fede dell’apostolo Pietro, ogni volta che recitiamo questa preghiera ci poniamo sulla pietra della confessione di san Pietro, che è la pietra sulla quale è costruita la Chiesa.
4) “Abbi pietà di me peccatore” è la preghiera del pubblicano che sale al tempio che torna a casa giustificato, perdonato, santificato a differenza del fariseo che loda se stesso. È anche la preghiera dei due ciechi che vengono guariti da Cristo per la loro Fede.
5) La ripetizione è continua, quasi insistente, come quella della vedova del Vangelo che chiede giustizia al giudice che non teme Dio, l’istanza della vedova viene esaudita (benché il giudice sia iniquo) proprio per la sua costanza.
6) La ripetizione è semplice, senza sprechi di parole come ci insegna Cristo nel Vangelo poco prima di insegnare il Padre nostro e corrisponde alle parole dell’apostolo Paolo che ci insegna “a pregare sempre senza stancarci”.
7) La preghiera del cuore ci insegna ad unire la preghiera al respiro come ci insegna il salmo: “Ogni respiro lodi il Signore”
8) La preghiera del cuore ci fa portare l’attenzione dalla parola, ai pensieri e infine al cuore, al centro del nostro essere dove risiede il Regno di Dio.
Chi può praticare questa preghiera?
La vita di preghiera, come ci insegna il nostro padre Giovanni climaco, è un scala. Vedete è come nella meccanica quantistica, noi sappiamo che l’atomo è fatto di un nucleo di protoni e neutroni, intorno a questo nucleo girano vorticosamente gli elettroni, se noi diamo energia gli elettroni possono balzare da un livello energetico ad un altro. Mettiamo il caso che ci voglia 1j. di energia se noi ne diamo 0,5j. in due volte l’elettrone non balzerà al livello superiore, bisogna dare almeno 1j. in una volta. Così è la vita spirituale: una scala non una salita, ad un certo punto sentiamo dentro di noi la forza di fare uno scalino, magari ci abbiamo provato molto ma non ne abbiamo mai avuto la forza fino a quel momento poi un giorno scopriamo di essere migliorati. La preghiera del cuore è una delle preghiere più alte della Chiesa, non si può praticarla se non si ha dimestichezza con la preghiera nomale, in questo caso dobbiamo fare una sorta di esame di coscienza, avete presente quello che si faceva quando si era bambini e si andava alla prima comunione? Proprio una specie, domandiamoci:
- ho un vita di preghiera regolare? Prego regolarmente mattino e sera? Ci si distrae alle volte, ma bisogna continuare perché le parole della preghiera si imprimono nel nostro subconscio e nella nostra anima fino a purificarci dalle passioni, dalla natura del peccato, essa ci illumina e ci divinizza, da uomini che siamo ci fa dei.
- Oltre alla preghiera personale partecipo regolarmente alla preghiera comunitaria con i miei fratelli di Fede? Mi confesso regolarmente. Ricevo la Santa Comunione regolarmente e soprattutto in Grazia di Dio?
- Ho dimestichezza col salterio che è la base della preghiera monastica?
- Leggo e medito regolarmente la Parola di Dio, il Santo Vangelo e permetto che diventi per me la guida, la stella polare che mi guida a Dio? Leggo libri di interesse spirituale? Vedete nel mondo attuale non abbiamo molti “starez” – anziani che siano di guida ai credenti, ma abbiamo i libri.
- Ho un padre spirituale che mi guidi, al quale confidare i miei successi e le mie difficoltà? È indispensabile trovare un padre spirituale che sia “esperto” di preghiera e che ci aiuti nei momenti di “deserto” quando non sentiremo Dio perché il mondo ci farà guerra.
- Unisco il digiuno alla preghiera? Senza il digiuno la preghiera non è abbastanza forte per respingere gli attacchi dei nemici spirituali visibili e invisibili, Il Signore Gesù ce lo ricorda quando scaccia il demonio muto e sordo: “Questa razza di demoni si scaccia solo con la preghiera e il digiuno”
- Mi ricordo di Dio durante la giornata con quelle bellissime preghierine che sono le giaculatorie? Servono anche ad imbrogliare il diavolo. Egli non vuole che preghiamo, ma le giaculatorie sono così brevi che lui non si accorge che noi abbiamo pregato.
- Partecipo a qualche preghiera comunitaria al di fuori della semplice Liturgia domenicale?
Ecco se si fanno tutte queste cose allora con la benedizione del proprio padre spirituale si può iniziare la preghiera del cuore. Forse alcuni di voi penseranno: “Impossibile! Non inizierò mai a praticare la preghiera del cuore!” – “Beh innanzitutto niente è impossibile a Dio, secondo bene! È una giusta riflessione, il mio desiderio di questa sera è di farvi capire che non si scherza con la preghiera del cuore e non si può praticare alla leggera e che per praticarla bisogna aver scalato molti pioli della scala spirituale, mi piacerebbe che uscendo diceste – prenderò più seriamente la mia vita spirituale.”
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