Ucraina - Una splendida figura di cristiano
Lo stàrosta Vasili Semeshchuk (1927-2009).
Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di Padre Giorgio Arletti, Parroco ortodosso a Modena (Italia).
"Molto spesso nelle pubblicazioni ortodosse leggiamo le vite di vescovi, sacerdoti e diaconi che hanno vissuto una vita esemplare o hanno sofferto per la Chiesa. Un poco “dimenticate” appaiono le biografie degli innumerevoli laici che, quasi in sordina, hanno permesso la sopravvivenza delle comunità.
Abbiamo raccolto dalla viva voce della figlia Sofia il racconto delle vicende del padre Vasili, costruttore e stàrosta della chiesa di Kotov, un paesino di 1500 persone nella provincia di Rovno in Ucraina centrale.
Di professione falegname, lavorava sia per lo Stato sia per sé, cosa che lo portò vicino alla deportazione in Siberia per una denuncia anonima. Era stato soldato durante la Seconda Guerra Mondiale e, pur provenendo da famiglia religiosa, aveva trascurato negli anni Sessanta la Chiesa per dedicarsi al commercio ogni Domenica.
Una notte, di nascosto, si recò dallo staretz Leonty, che viveva in una casetta a 50 Km da Kotov, per chiedergli una preghiera. Leonty non solo gli dice di conoscere già la sua vita ma lo spinge a dedicarsi alla Chiesa.
E così Vasili, insieme a tutta la famiglia, comincia ad andare ogni Domenica in una chiesetta a 7 Km da Kotov e vi diventa stàrosta nel 1970. Dopo alcuni anni (1987) pensa che sia venuto il momento di costruire una chiesa in Kotov stessa, nel cimitero e comincia, su suggerimento dell’arcidiacono Mihail di Kòretz, già in prigione per la Fede, l’odissea per realizzare il suo sogno.
All’inizio le autorità locali sono contrarie e lo stesso Vescovo, male informato, lo chiama (su istigazione di un sacerdote) per chiedergli per quale motivo fosse necessaria una chiesa per 200 persone.
Allora prova a Kiev, scrive a Raissa Gorbaciova che risponde favorevolmente ma la lettera viene intercettata a Kiev. Scrive altre lettere sino a quando un assistente del Patriarca Alexey risponde favorevolmente.
Con la lettera patriarcale va a Kiev, senza passare da Rovno. Il KGB lo convoca, lo picchia e lo minaccia di incarcerazione se avesse continuato.
Il popolo credente continuò ad aiutare Vasili di nascosto e nel 1989 si ottiene finalmente il permesso tanto desiderato. La chiesa dedicata a san Serafino di Sarov fu iniziata il 26 agosto 1989 e inaugurata il 15 gennaio 1990 da Vladyka Ireney ora di Dnepopetrovsk.
Gli operai erano tutti volontari, il denaro era stato raccolto da Vasili casa per casa ed il cibo per gli operai era stato preparato giorno per giorno in due case a turno di Kotov. Inutile che lo stàrosta Vasili ebbe a soffrire anche per le maldicenze di alcuni abitanti e per lo strapotere della “ventina” che il regime aveva imposto su ogni parrocchia.
Come se non bastasse, con lo scisma autocefalista del 1991 alcuni vollero impossessarsi della chiesa ma Vasili continuò imperterrito ad aprire alle 7 di ogni mattina la chiesa, senza cambiare mai il suo tragitto, incurante delle minacce che spesso gli erano fatte. Per 19 anni fu stàrosta, privandosi del proprio per il bene della Chiesa e subendo ben tre infarti.
Quando morì, il funerale fu celebrato dal Decano di Rovno e da 4 sacerdoti.
Il suo corpo è sepolto vicino alla chiesa che lui aveva sognato e realizzato.
Memoria eterna!".
Padre Giorgio Arletti
Parroco ortodosso a Modena
Abbiamo raccolto dalla viva voce della figlia Sofia il racconto delle vicende del padre Vasili, costruttore e stàrosta della chiesa di Kotov, un paesino di 1500 persone nella provincia di Rovno in Ucraina centrale.
Di professione falegname, lavorava sia per lo Stato sia per sé, cosa che lo portò vicino alla deportazione in Siberia per una denuncia anonima. Era stato soldato durante la Seconda Guerra Mondiale e, pur provenendo da famiglia religiosa, aveva trascurato negli anni Sessanta la Chiesa per dedicarsi al commercio ogni Domenica.
Una notte, di nascosto, si recò dallo staretz Leonty, che viveva in una casetta a 50 Km da Kotov, per chiedergli una preghiera. Leonty non solo gli dice di conoscere già la sua vita ma lo spinge a dedicarsi alla Chiesa.
E così Vasili, insieme a tutta la famiglia, comincia ad andare ogni Domenica in una chiesetta a 7 Km da Kotov e vi diventa stàrosta nel 1970. Dopo alcuni anni (1987) pensa che sia venuto il momento di costruire una chiesa in Kotov stessa, nel cimitero e comincia, su suggerimento dell’arcidiacono Mihail di Kòretz, già in prigione per la Fede, l’odissea per realizzare il suo sogno.
All’inizio le autorità locali sono contrarie e lo stesso Vescovo, male informato, lo chiama (su istigazione di un sacerdote) per chiedergli per quale motivo fosse necessaria una chiesa per 200 persone.
Allora prova a Kiev, scrive a Raissa Gorbaciova che risponde favorevolmente ma la lettera viene intercettata a Kiev. Scrive altre lettere sino a quando un assistente del Patriarca Alexey risponde favorevolmente.
Con la lettera patriarcale va a Kiev, senza passare da Rovno. Il KGB lo convoca, lo picchia e lo minaccia di incarcerazione se avesse continuato.
Il popolo credente continuò ad aiutare Vasili di nascosto e nel 1989 si ottiene finalmente il permesso tanto desiderato. La chiesa dedicata a san Serafino di Sarov fu iniziata il 26 agosto 1989 e inaugurata il 15 gennaio 1990 da Vladyka Ireney ora di Dnepopetrovsk.
Gli operai erano tutti volontari, il denaro era stato raccolto da Vasili casa per casa ed il cibo per gli operai era stato preparato giorno per giorno in due case a turno di Kotov. Inutile che lo stàrosta Vasili ebbe a soffrire anche per le maldicenze di alcuni abitanti e per lo strapotere della “ventina” che il regime aveva imposto su ogni parrocchia.
Come se non bastasse, con lo scisma autocefalista del 1991 alcuni vollero impossessarsi della chiesa ma Vasili continuò imperterrito ad aprire alle 7 di ogni mattina la chiesa, senza cambiare mai il suo tragitto, incurante delle minacce che spesso gli erano fatte. Per 19 anni fu stàrosta, privandosi del proprio per il bene della Chiesa e subendo ben tre infarti.
Quando morì, il funerale fu celebrato dal Decano di Rovno e da 4 sacerdoti.
Il suo corpo è sepolto vicino alla chiesa che lui aveva sognato e realizzato.
Memoria eterna!".
Padre Giorgio Arletti
Parroco ortodosso a Modena
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