Sul peccato e la penitenza (Matta El Meskin)
La straordinaria potenza di Cristo, quale Dio che redime e ama fino alla morte, può essere percepita e sperimentata solamente dal peccatore prostrato a terra, rinnegato da tutti.
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Il peccato non ha più diritto di esistenza e di cittadinanza all’interno della nostra nuova natura. Esso è divenuto come una macchia su un vestito: viene tolta in un batter d’occhio nel momento stesso in cui il peccatore si pente e cerca il volto di Dio. Cristo, infatti, per detergere la sozzura del corpo, non ha portato soltanto acqua, ma acqua e sangue: prima lava con acqua le ferite sanguinanti del peccato che ha squarciato il cuore e la coscienza dell’uomo, poi somministra all’uomo dosi pure del suo sangue vivificante perché si ridesti dallo svenimento mortale, risorga e torni a vivere.
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La fiducia nella capacità di Cristo di salvare dai peccati dai quali siamo più di altri dominati e dalle situazioni più tremendamente disperate, deve essere una fiducia perfetta, totale e forte nella sua persona, senza troppo pensare, senza dialogare con il demonio, senza guardare alla debolezza della propria volontà e della carne, senza calcolare costi e perdite. La fiducia in Cristo deve essere perfetta come Cristo, forte come Cristo, sicura come Cristo.
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Se il micidiale odio per il peccato fa tutt’uno con il rimorso e il pentimento, la letizia per la santità di Cristo e per l’effetto espiatorio del suo sangue rispetto alle colpe e ai peccati rappresenta la luce gioiosa sulla via del pentimento che preserva il peccatore dal guardarsi indietro e lo protegge contro l’illusorio terrore della morte.
Matta El Meskin
igumeno (1919-2006)
dal libro “Pentirsi”
igumeno (1919-2006)
dal libro “Pentirsi”
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