giovedì 30 dicembre 2010

Dal sito: natidallospirito

Benedetto il bimbo 

(inno natalizio di Efrem il Siro)



Benedetto il bimbo (inno natalizio di Efrem il Siro)


icona scritta da Rena Christodoulou

1.
Benedetto il bimbo, che oggi
ha fatto esultare Betlemme.
Benedetto l’infante, che oggi
ha ringiovanito l’umanità.
Benedetto il frutto, che ha chinato
se stesso verso la nostra fame.
Benedetto il buono che in un istante
ha arricchito
tutta la nostra povertà
e ha colmato la nostra indigenza.
Benedetto colui che è stato piegato dalla sua misericordia
a prendersi cura della nostra infermità.
Responsorio:
Sia benedetta la tua nascita, mio Signore, che ha innalzato la nostra insipienza.
2.
Siano rese grazie alla fonte
inviata per la nostra propiziazione.
Siano rese grazie a colui che congedò
il sabato compiendolo (Mt 12,8).
Siano rese grazie a colui che sgridò (Lc 4,39)
la lebbra, ed essa non [poté] rimanere (Mt 8,3 e par.)
Anche la febbre lo vide
e fuggì. (Mt 8,5 e par.)
Siano rese grazie al clemente
che ha portato la nostra pena.
Gloria alla tua venuta
che ha portato alla vita gli uomini.
3.
Gloria a Colui che è venuto
presso di noi mediante il suo primogenito.
Gloria a quel Silente (Az 16,17)
che ha parlato mediante la sua voce
Gloria a quel Sublime
divenuto visibile mediante il suo Levante (Lc 1,78)
Gloria a quello Spirituale
compiaciutosi
che divenisse corpo il proprio figlio [1]
affinché, mediante esso, la sua potenza divenisse
tangibile (1Gv 1,1)
e potessero vivere, grazie a quel corpo,
i corpi della sua stessa stirpe.
4.
Gloria a quell’Invisibile
il cui figlio divenne visibile.
Gloria a quel Vivente
il cui figlio morì.
Gloria a quel Grande
il cui figlio scese e si rimpicciolì.
Gloria a quella Potenza divina
che si è modellata
una figura della propria maestà
e un’immagine della propria invisibilità.
Con l’occhio e l’intelletto,
con entrambi lo vediamo.
5.
Gloria a quell’Invisibile
che persino con l’intelletto
non può essere minimamente toccato
da quelli che lo vogliono scrutare,
e fu toccato, per sua grazia,
in virtù della sua umanità.
La natura che mai fu palpata,
fu legata e avvinta per le mani,
trafitta e crocifissa per i piedi.
Di sua propria volontà
prese un corpo per coloro che lo afferrarono.
[1] Con corpo bisogna intendere, conformemente a tutta la cristologia efremiana, l’uomo completo, senza esclusione dell’anima.
Efrem il Siro
dall’inno III del Natale
tratto da: E.S., Inni sulla natività e sull’epifania, Paoline, pp. 149-160
(trad. di Ignazio De Francesco)

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